Berlusconi rilancia il Pdl: possiamo arrivare al 30%

Il Cavaliere pronto a staccare la spina a Monti e pensa di parlare già oggi alla Camera. Deluso da Mauro: l’ho sponsorizzato a capo del Parlamento europeo

Silvio Berlusconi e Mario Monti a Montecitorio
Silvio Berlusconi e Mario Monti a Montecitorio

La palla di neve che in pochi minuti si trasfor­ma in una devastante slavina è l’sms che Gasparri in­via a Letta quando sono ormai le dieci di sera di un mercole­dì convulso. Nelle ricostruzio­ni del vertice di qualche ora prima uscite sulle agenzie, si parla infatti di un Berlusconi pronto al passo indietro, det­taglio che il Cavaliere non prende affatto bene. A cena a Palazzo Grazioli ci sono Alfa­no, Verdini, Brunetta e Ghedi­ni ed è davanti a loro che l’ex premier non si tiene più. Pren­de carta e penna e scrive di get­to un comunicato durissimo nonostante qualche ritocco del sempre prudente Letta. Il senso è chiaro: me lo chiedo­no in tanti e sono pronto a tor­nare.
Berlusconi, dunque, tira dritto. E lo fa in maniera così netta che Alfano non ha esita­zioni nel mettergli a disposi­zione i suoi comitati per le pri­marie
(che ovviamente - e co­me era largamente prevedibi­le - non si terranno). Ed è sem­pre in quella cena che il Cava­liere decide che è arrivato il momento di affondare i colpi contro il governo Monti. Un antipasto della campagna elettorale ormai alle porte, ma soprattutto una risposta ad un esecutivo che «non man­tiene gli impegni presi». Il provvedimento sulla incandi­dabilità dei condannati lo ab­biamo appoggiato anche noi ma- è il senso del ragionamen­to di Berlusconi - nel pacchet­to c’era anche la responsabili­tà civile dei magistrati e il ddl sulle intercettazioni. Di tutti e due nulla di fatto. Così arriva l’ordine di scuderia: prima al Senato e poi alla Camera il Pdl non partecipa al voto di fidu­cia. Per dare «un segnale». Una presa di distanza netta dal governo con una richiesta chiara:fare l ’election day ,pos­sibilmente a febbraio. Questo dirà stamattina Alfano quan­do salirà al Quirinale per in­contrare Giorgio Napolitano. Altrimenti il Pdl dopo il voto sulla legge di stabilità si senti­rà libero di far saltare il banco.
L’ex Guardasigilli fa poi sa­pere che Berlusconi «tornerà in campo da protagonista». Sarà lui, insomma, a dare an­cora una volta le carte, che poi questo significhi davvero can­didarsi a Palazzo Chigi la cosa resta da decidere. Di certo, c’è che la sfuriata di mercoledì se­ra
e la ridiscesa in campo del Cavaliere ha compattato il partito al punto che nel verti­ce di ieri a Palazzo Grazioli nessuno ha fatto obiezioni. Certo, qualche presa di distan­za c’è. Come quelle di Pisanu, Frattini e Mantovano. E del ca­podelegazione a Bruxelles Mauro che insieme a Formigo­ni rappresenta quella parte di Cl con cui la rottura è sempre più netta. «E pensare - diceva mercoledì sera il Cavaliere ­che sono perfino andato a Var­savia a perorare la candidatu­ra di Mauro alla presidenza del Parlamento europeo».
Ora,c’è solo da capire quan­to profondo sarà il
restyling del Pdl, non solo nel nome ma anche nelle persone visto che Berlusconi ripete come un mantra di volere «facce nuo­ve ». Con un buon programma e giovani promettenti, assicu­ra l’ex premier durante i vari vertici, possiamo puntare ad un 30%.

«Ed essere - spiega in privato - o il primo partito di governo o il primo d’opposi­zione ». Lo guiderà lui, ma non è escluso un ticket - magari con Alfano - per il candidato a Palazzo Chigi.

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