All'indomani della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset, Silvio Berlusconi riunisce il Pdl per mettere a punto le prossime mosse. Non è ancora passata l'amarezza per un verdetto dal sapore politico che punta a decapitare il centrodestra e favorire l'ascesa al governo della sinistra. "La sentenza di ieri si basa sul nulla, sul fatto che non potevo non sapere", ha ribadito con chiarezza il Cavaliere che, nostante la gravità del più duro assalto giudiziario che gli sia mai stato ordito, non vuole prendere soluzioni immediate ma preferisce spendersi per vincere le prossime elezioni. I vertici del Pdl, però, sono fermamente intenzionati a chiedere la grazia al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Accolto da un lunghissimo applauso dai parlamentari del Pdl, Berlusconi non ha fatto sconti ai magistrati che ieri sera, dopo sette ore di camera di consiglio, lo hanno condannato a quattro anni di carcere. Dietro al verdetto della Suprema Corte, c'è infatti un teorema che non sta in piedi. Un teorema montato ad arte solo per eliminare il Cavaliere dalla scena politica. Ma Berlusconi non intende affatto mollare. Già ieri lo ha messo in chiaro con un video messaggio che rimanda a settembre il lancio della nuova Forza Italia. D'altra parte l'elettorato del centrodestra non intende mollarlo. Secondo il sondaggio settimanale Swg fatto per Agorà, se si votasse oggi, il primo partito sarebbe il Pdl con il 28,3%. Un vero e proprio balzo in avanti rispetto al 27% di due settimane fa e il 21,6% del voto di febbraio. Secondo partito il Pd (24,7%), in recupero rispetto al 23,5% di due settimane fa ma in netto calo rispetto al 25,4% del voto politico di febbraio. Nonostante i sondaggi siano più che favorevoli, Berlusconi non ha alcuna intenzione di staccare la spina al premier Enrico Letta. Per il momento, si va avanti. Per il momento, il Pdl non farà mancare la maggioranza all'esecutivo, Per il momento, appunto. Prendendo al volo l’assist offertogli ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Berlusconi ha rilanciato con forza la riforma della giustizia. "Va assolutamente fatta - avrebbe detto durante la riunione del Pdl - altrimenti è meglio tornare alle elezioni al più presto". La prospettiva delle urne anticipate non è poi così remota. Berlusconi, però, vuole che il partito rifletta su quale sia la strada migliore per raggiungere questo obiettivo. Anche i ministri del Pdl sono pronti a dare un segnale chiaro. "Se c’è da difendere i nostri ideali e la nostra storia - ha assicurato il vicepremier Angelino Alfano - siamo tutti pronti alle dimissioni, a partire dai ministri".
L’assemblea dei parlmentari del Pdl si è conclusa proprio con la rimessione di tutti i mandati istituzionali nelle mani del Cavaliere che, però, vuole che il partito rimetta al centro del dibattito politico l'interesse degli italiani. "Non guardate al mio interesse, ma pensate all’interesse del Paese", ha spiegato frenando l'ipotesi di far saltare subito il governo per andare a elezioni anticipate. Nel frattempo, come anticipato dal capogruppo al Senato Renato Schifani, una delegazione del Pdl chiederà un intervento al capo dello Stato affinché sia "restituita la libertà" all'ex premier ripristinando, in questo modo, la democrazia.
"Se alla nostra richiesta di grazia non ci fosse una risposta positiva, tutti sappiamo quello che occorre fare - ha spiegato il capogruppo alla Camera Renato Brunetta - difenderemo la democrazia nel nostro Paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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