Roma - Silvio Berlusconi torna alla Camera dopo alcuni mesi di silenzio. E nell’auletta dei gruppi parlamentari si riprende la scena, incontrando i coordinatori regionali alla vigilia dello sprint finale verso le amministrative. Il presidente del Pdl, pur nel nuovo ruolo di capitano non giocatore, non si sottrae al confronto con parlamentari e dirigenti locali. E come ai vecchi tempi si concede battute, consigli e strette di mano. Una presenza che per molti è il segnale di un impegno destinato ad aumentare di intensità nelle prossime settimane.
Esauriti i saluti, Berlusconi si siede ad ascoltare Angelino Alfano che apre i lavori, promettendo una «grande campagna elettorale » tutta incentrata sul territorio,con l’apporto determinante delle potenzialità del web. «La sfida per il governo del Paese dipenda solo da noi, nessuno vuole ammainare la bandiera », assicura il segretario. Il presidente del Pdl prende appunti, annuisce con il capo. Poi prende la parola. L’incipit è sull’accanimento giudiziario subito in 18 anni di processi, con l’ultima appendice del caso Ruby. «Ma nessuno riuscirà a buttarmi giù» assicura.
Esaurita la premessa personale, Berlusconi vira verso l’attualità politica e si sofferma su uno scenario che considera «probabile»:elezioni a ottobre con il Pd come «killer» del governo Monti. «La sinistra potrebbe volere il voto anticipato» spiega ai coordinatori. «Se si andasse alle urne in autunno la sinistra potrebbe vincere, visto che la Lega masochisticamente ha deciso di andare alle amministrative da sola e Fini è andato via». Le chance della sinistra sarebbero legate all’attuale legge elettorale: «Se il sistema di voto non viene modificato, potrebbero vincere loro». Quindi, secondo Berlusconi, la sinistra in realtà non vorrebbe modificare l’attuale sistema elettorale «perché la legge in vigore le sarebbe più favorevole. Noi stiamo lavorando a una legge elettorale che si avvicini al modello proporzionale tedesco dove i partiti si presentano da soli e il partito che ottiene più voti ha la responsabilità di formare il governo ». Un messaggio spedito in parte anche a coloro che dentro il Pdl spingono per staccare la spina all’esecutivo, non tenendo in conto il momento difficile sul fronte delle alleanze. Esiste, pertanto, un’unica strada per ribaltare questo piano inclinato: unire il fronte dei moderati in una confederazione e tendere la mano a Pier Ferdinando Casini.
«I moderati rappresentano la maggioranza nel Paese e noi ne siamo i portabandiera. Proporremo a tutti i partiti moderati una confederazione con la possibilità di mantenere la propria sigla e di unirsi a noi. La sfida per il governo del Paese dipende da noi».E ai cronisti che, alla fine dell’incontro, gli chiedono esplicitamente dell’Udc, risponde in maniera chiara: «Noi speriamo assolutamente che i moderati si possano presentare insieme. Faremo tutto ciò in nostro potere di fare per far sì che tra i moderati non ci siano fratture ». Berlusconi non vuole alimentare timori tra coloro che ascoltano le tante voci sul futuro del Pdl e prefigurano un nuovo predellino. Di certo,però,l’ex premier ufficializza l’intenzione di cambiare nome al partito. Che l’acronimo non gli piaccia lo ha detto in ogni occasione utile.
«Forza Italia era usato sempre con il suo nome.L’acronimo Pdl non suscita emozione, quindi al prossimo congresso sottoporremo un altro nome per il partito che resta lo stesso, composto dalle stesse persone che credono nelle stesse cose, nelle nostre idee». Berlusconi si sofferma poi sulla leadership del partito. E spende parole importanti per l’uomo che ha scelto per la guida di Via dell’Umiltà. «Abbiamo un giovane segretario, Angelino Alfano, che abbiamo avuto la fortuna di trovare nella nostra squadra. Alfano lo conosco bene, lavoro con lui da oltre 10 anni, è dotato di una lealtà assoluta e di una capacità straordinaria e di quel quid in più che solo lui ha e di cui c’è bisogno, quel quid in più e non in meno come qualcuno aveva provato ad attribuirci. È leale, generoso, giovane. Sono questi i quid che cercavamo. E con lui stiamo lavorando a un programma, una proposta che ha molti contenuti innovativi». Poi rivolgendosi ai coordinatori spiega che «per vincere occorrono i soldati ma anche segretari capace di mangiarsi gli altri segretari. Voi siete coloro che hanno saputo prevalere nelle realtà locali, dovreste insegnare a noi come si fa a vincere ».
L’ultimo pensiero lo riserva alle elezioni francesi. Una frase che è facile tradurre in un «au revoir Sarkozy».
«Non mi auguro che Hollande vinca, ma una sua vittoria potrebbe portare una ventata di novità in Europa. In Francia si è delineata una situazione uguale a quella che c’è in Italia. Sommando i voti di tutti i partiti del centrodestra si arriva a una maggioranza esattamente come in Italia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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