Berlusconi torna in campo: ecco il nuovo partito

Il Cav tende la mano a Casini: "Uniamo i moderati in una confederazione, ognuno con la propria sigla". Sondaggio: 7 elettori su 10 rivogliono lo "spirito del '94"

Berlusconi torna in campo: ecco il nuovo partito

Roma - Silvio Berlusconi torna alla Camera dopo alcuni mesi di silen­zio. E nell’auletta dei gruppi parla­mentari si riprende la scena, in­co­ntrando i coordinatori regiona­li alla vigilia dello sprint finale ver­so le amministrative. Il presiden­te del Pdl, pur nel nuovo ruolo di capitano non giocatore, non si sot­trae al confronto con parlamenta­ri e dirigenti locali. E come ai vec­chi tempi si concede battute, con­sigli e strette di mano. Una presenza che per molti è il segnale di un impegno destinato ad aumentare di intensità nelle prossime settimane.

Esauriti i sa­luti, Berlusconi si siede ad ascolta­re Angelino Alfano che apre i lavo­ri, promettendo una «grande cam­pagna elettorale » tutta incentrata sul territorio,con l’apporto deter­minante delle potenzialità del web. «La sfida per il governo del Paese dipenda solo da noi, nessu­no vuole ammainare la bandie­ra », assicura il segretario. Il presi­dente del Pdl prende appunti, an­nuisce con il capo. Poi prende la parola. L’incipit è sull’accanimento giudiziario subito in 18 anni di pro­cessi, con l’ultima appendice del caso Ruby. «Ma nessuno riuscirà a buttarmi giù» assicura.

Esaurita la premessa personale, Berlusco­ni vira verso l’attualità politica e si sofferma su uno scenario che con­sidera «probabile»:elezioni a otto­bre con il Pd come «killer» del go­verno Monti. «La sinistra potreb­be volere il voto anticipato» spie­ga ai coordinatori. «Se si andasse alle urne in autunno la sinistra po­trebbe vincere, visto che la Lega masochisticamente ha deciso di andare alle amministrative da so­la e Fini è andato via». Le chance della sinistra sarebbero legate al­l’attuale legge elettorale: «Se il si­stema di voto non viene modifica­to, potrebbero vincere loro». Quindi, secondo Berlusconi, la si­nistra in realtà non vorrebbe mo­dificare l’attuale sistema elettora­le «perché la legge in vigore le sa­rebbe più favorevole. Noi stiamo lavorando a una legge elettorale che si avvicini al modello propor­zionale tedesco dove i partiti si presentano da soli e il partito che ottiene più voti ha la responsabili­tà di formare il governo ». Un mes­s­aggio spedito in parte anche a co­loro che dentro il Pdl spingono per staccare la spina all’esecuti­vo, non tenendo in conto il mo­mento difficile sul fronte delle alle­anze. Esiste, pertanto, un’unica stra­da per ribaltare questo piano incli­nato: unire il fronte dei moderati in una confederazione e tendere la mano a Pier Ferdinando Casini.

«I moderati rappresentano la maggioranza nel Paese e noi ne siamo i portabandiera. Proporre­mo a tutti i partiti moderati una confederazione con la possibilità di mantenere la propria sigla e di unirsi a noi. La sfida per il governo del Paese dipende da noi».E ai cro­nisti che, alla fine dell’incontro, gli chiedono esplicitamente del­l’Udc, risponde in maniera chia­ra: «Noi speriamo assolutamente che i moderati si possano presen­tare insieme. Faremo tutto ciò in nostro potere di fare per far sì che tra i moderati non ci siano frattu­re ». Berlusconi non vuole alimenta­re timori tra coloro che ascoltano le tante voci sul futuro del Pdl e pre­figurano un nuovo predellino. Di certo,però,l’ex premier ufficializ­za l’intenzione di cambiare nome al partito. Che l’acronimo non gli piaccia lo ha detto in ogni occasio­ne utile.

«Forza Italia era usato sempre con il suo nome.L’acroni­mo Pdl non suscita emozione, quindi al prossimo congresso sot­toporremo un altro nome per il partito che resta lo stesso, compo­s­to dalle stesse persone che credo­no nelle stesse cose, nelle nostre idee». Berlusconi si sofferma poi sulla leadership del partito. E spende parole importanti per l’uomo che ha scelto per la guida di Via del­l’Umiltà. «Abbiamo un giovane se­­gretario, Angelino Alfano, che ab­biamo avuto la fortuna di trovare nella nostra squadra. Alfano lo co­nosco bene, lavoro con lui da oltre 10 anni, è dotato di una lealtà asso­luta e di una capacità straordin­a­ria e di quel quid in più che solo lui ha e di cui c’è bisogno, quel quid in più e non in meno come qualcu­no aveva provato ad attribuirci. È leale, generoso, giovane. Sono questi i quid che cercavamo. E con lui stiamo lavorando a un pro­gramma, una proposta che ha molti contenuti innovativi». Poi ri­volgendosi ai coordinatori spiega che «per vincere occorrono i sol­dati ma anche segretari capace di mangiarsi gli altri segretari. Voi siete coloro che hanno saputo pre­valere nelle realtà locali, dovreste insegnare a noi come si fa a vince­re ».

L’ultimo pensiero lo riserva al­le elezioni francesi. Una frase che è facile tradurre in un «au revoir Sarkozy».

«Non mi auguro che Hollande vinca, ma una sua vitto­ria potrebbe portare una ventata di novità in Europa. In Francia si è delineata una situazione uguale a quella che c’è in Italia. Somman­do i voti di tutti i partiti del centro­destra si arriva a una maggioran­za esattamente come in Italia».

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