Bersani e Vendola? Non li capisce più nessuno

Uno parla per tweet, l'altro è diventato il giullare del web. Fanno rimpiangere il politichese

Bersani e Vendola? Non li capisce più nessuno

Il dito nella piaga lo ha messo ieri un ex operaio della Thyssen. Mirko Pusceddu ha scelto un metodo che più antico solo il piccione viaggiatore: una lettera aperta a Pier Luigi Bersani. L’idea, ha spiegato, gli è venuta dopo aver letto il tweet in cui il segretario del Pd rimproverava ad Angelino Alfano di «scoprire il lavoro solo per non parlare di tv e corruzione». Domanda: «Ma il Pd cosa intende fare per il lavoro?». Benvenuti nell’era di Twitter. Quella in cui, a furia di esercitarsi nell’ardua impresa di far stare un pensiero complesso i 140 battute, i politici hanno abdicato al pensiero, aggrappandosi alla battuta. C’è da rimpiangere il politichese, ché lì almeno a sentirli parlare avevi la sensazione di non capirci una mazza solo perché erano troppo eruditi per te. Qui invece si capisce tutto, poiché non c’è nulla da capire.

Il fenomeno, dalle piazze virtuali a quelle reali, riguarda soprattutto i due leader del centrosinistra, Bersani e Vendola. Il primo è ormai maestro delle (140) battute, ci sarà un motivo se uno diventa segretario, no? Quando non pettina bambole e non smacchia giaguari, Bersani cinguetta. Poi va in tv e ripete le battute. Tanto che ormai anche quando parla non finisce un ragionamento, come se twittasse, affetto da quella «deframmentazione del pensiero da social network» su cui si stanno applicando preoccupati psicologi e sociologi. Nichi no, la sintesi non gli appartiene. Preferisce la «narrazione». Peccato che non si capisca quel che dice, e infatti ogni volta che va in tv, giusto su Twitter si crea un gruppo di discussione che tenta di tradurne invano i ragionamenti: «Nichi ma che stai a dì?» ormai è un tormentone. L’ultimo capitolo di questa saga è andato in onda ieri su Youdem, con i due leader che dibattevano del futuro della sinistra, come fosse antani per due senza contare che la supercazzola ha perso i contatti con la prematurata, per dirla con un grande classico. Roba da rimpiangere i verbosi addetti stampa e portavoce, oggi emarginati (ma lo stesso pagati, ça va sans dire).

C’è stata una fase in cui pareva che Bersani copiasse da Maurizio Crozza (nella foto). Adesso pare che il comico stia meditando di licenziare i suoi autori, tanto le battute basta leggerle sul profilo Twitter di Bersani. Dicono che il Pd sembra la destra? Lui ironizza: «Ogni volta che incontro la destra non concordo quasi mai su nulla: ho il vago sospetto che non siamo così uguali». Il Pdl fa saltare l’incontro con Mario Monti? Bersani fa del sarcasmo: «Un nuovo vertice? Attendo istruzioni». La riforma del lavoro dilania la Cgil e il Pd? Lui avverte criptico: «No a una riforma per lanciare lo scalpo ai mercati», (boh) e poi auspica un accordo così: «Se il tavolo fallisce è liberi tutti», come a nascondino. Fino all’esilarante ramanzina: «Abbiamo una tv pubblica ancorché privata e dovete dirmi quando si vede un luogo di lavoro? Mai. Si fa vedere un ricercatore di corsa, poi cominciamo a parlare io o Gasparri». Geniale.

La stortura del fenomeno è stata chiara qualche giorno fa. Matteo Renzi, uno che twitta ogni mossa del Comune di Firenze, aveva infilato un po’ di volte caratteri incomprensibili, tipo: «ò§*aaa@!». Panico, a decine hanno passato ore a cercare di interpretarne il significato, fino a quando il sindaco ha svelato: «Avevo dimenticato di bloccare la tastiera dell’i phone, twittavo a mia insaputa». Un po’ quel che accade con Vendola, solo che lui (e nessun altro) è ben consapevole di quel che va dicendo.

Carrellata sulle ultime: «Vasto è solo un’allusione», «È una priorità far buchi in montagna?», «No alla precarizzazione globale del mercato della vita e agli stilemi della retorica nuovista», «Il Sud, periferia dell’esistenza preda di un bieco protocapitalismo dislessico, nell’arsura carsica ha visto disattese le istanze di creatività...». Una è di Checco Zalone che lo imita: alzi la mano chi la riconosce.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica