A sentire i medici, col caldo dovremmo tutti astenerci da alcolici e bibite frizzanti. Fanno sudare, ingrassare, aumentano il rischio di calcoli e diabete, deprimono l'umore. Avvisati. Dunque, quelli bravi si disseteranno con tè e acqua liscia per sentirsi in forma e a posto con la coscienza. Bravi. Il resto dell'umanità che preferisce vivere si goda, invece, la rinascita delle bibita, la rivincita dell'analcolico. Certo, per ora al baretto la parte del leone la fanno comunque classici come Coca Cola e Fanta, ancor più dall'introduzione della serie Zero: ti bevi una lattina e invece di 145 calorie, magia, non ne ingerisci neanche una.
Ma le cose pian piano stanno cambiando, l'orizzonte della bibite si allarga. Un po' come per i gelati che dopo anni di monopolio al biancopanna ricoperto si è arrivati alla «torta di mele» e alla «creme bruléè» della serie Magnum Kisses di Algida. Dicevamo dei beveraggi: virano verso gusti coraggiosi, retrò. Oltre alla corazzata Cedrata Tassoni con i suoi spot d'antan, ultimi a resistere dopo la scomparsa del pennello Cinghiale, c'è una sfilza di ritorni di fiamma: chinotto, spuma e gazzosa soprattutto. Ultimamente i barman usano la gazzosa per fare un gin tonic più addomesticato e invitante: il «Gazzosa tonic».
Bibite di una volta che passano dalla canotta al consumo gourmet. Andate a farvi un giro a Eataly e capirete. Tra le marche la scicchissima Lurisia con il suo chinotto e l'abruzzese Paoletti che detta ancora legge con la spuma. Al Mary Bar di Santa Severa (litorale laziale) è un pezzo forte del barman. Abbondio è la «premiatissima ditta» di bevande rinfrescanti fondata a Tortona nel 1889 dall'omonimo cavalier Angelo. Dopo essere state per anni confinate al mercato locale, a causa dello stile demodè di ricette e confezioni, oggi sono tornate di moda. Sette le proposte: gazzosa bianca, gazzosa alla menta, bitter, chinotto, una bibita alla fragola e pompelmo rosa, acqua tonica e aranciata prodotta con arance del Gargano. La grafica delle pin-up anni '40 fa il resto... Al baretto va che è una bellezza.
Anche i succhi di frutta si sono dati una regolata dopo 40 anni di noia pera-pesca-albicocca. Con Lindavia (mitici i suoi succhi alla mela e all'uva) e soprattutto con Pago lo scenario è mutato radicalmente: ora al bar spopolano «Ace», «banana» e «mirtilli».
Quanto all'aperitivo analcolico sappiamo tutti che nasce «biondo» nel 1961. Anni in cui su 10 caroselli almeno 8 erano di bibite, in particolare alcolici. Il drink di culto è Sanbittèr, ora anche «fruttato» grazie alla gamma Sanbittèr Emozioni di Frutta, il primo cocktail a base di Sanbittèr e succo di pompelmo e passionfruit. Gamma «Emozioni» che quest'anno si arricchisce dei nuovi mix: Sanbittèr Emozioni di Spezie al Peperoncino e alla Cannella. Infine c'è la serie «Incontri»: «Limoni di Sicilia e Menta Piperita del Piemonte» ed «Arance e Fichi d'India di Sicilia».
I consumi. Secondo gli ultimi dati Beverfood, attualmente in Italia si consumano 6 litri pro-capite annui del binomio chinotto+spume, circa 5 litri di gazzose, 14 litri di aranciate e 26 litri di cole (Pepsi + Coca Cola). Le cole delle multinazionali sono i big per quota di mercato tra le bevande, con il 40 per cento della Coca Cola e l'11 per cento della Pepsi. Un 16 per cento di quota invece è ripartito tra 115 aziende Pmi (480 milioni di litri) tra cui i produttori di chinotto.
Il cavallo di Troia per l'approdo del chinotto nella patria della Coca Cola, così come in Australia è stata la comunità degli italiani all'estero che hanno affermato l'italian way del bere retrò.
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