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Blitz a Firenze e Milano Orafi di Ponte Vecchio al setaccio della Finanza

Controllate 20 botteghe, irregolari 6 compro oro su 7. E fuori dai negozi gli extracomunitari "lavorano" indistrurbati. Nella notte controlli anche nella movida milanese

Blitz a Firenze e Milano  Orafi di Ponte Vecchio  al setaccio della Finanza

Lo aveva detto chiaro e tondo, e l’ha fatto, forte e chiaro. Giovedì il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, lanciò un messaggio profetico: «Continueranno i blitz in stile Cortina. Non azioni speciali, ma ordinarie». Tanto ordinarie che si rivolgono sempre a ciò che ordinario non è. Dopo Cortina, Courmayeur, Portofino, Viareggio, Milano e Roma, è toccato al simbolo della ricchezza, l’oro di Ponte Vecchio a Firenze, che ieri, in un soleggiato sabato di inizio primavera, brillava ancora più intenso. Il mirino del fucile dell’Agenzia ha puntato verso le 43 botteghe orafe più famose al mondo, provenienti da una tradizione artigiana plurisecolare, visitate ogni anno da milioni di turisti.

Operazione «Ponte d’oro», titolo originale per un blitz congiunto, Guardia di finanza e Agenzia delle Entrate. Alle 10 di mattina erano tutti lì, decine di auto «civetta», in mezzo a una folla di turisti affacciata sull’Arno. Un dispiegamento di forze modello Befera, che ha istruito a dovere i suoi «cani da caccia» i quali hanno scandagliato, in nove ore, un campione di venti botteghe orafe. Cinquanta uomini (due per negozio) rimasti dentro le gioiellerie fino alle 19, con gli occhi puntati sui registratori di cassa: il compito dei funzionari è stato quello di controllare l’incasso della giornata e confrontarlo ai redditi dichiarati. Esattamente come è successo a Cortina. Più che scontrini e ricevute, controlli contabili e patrimoniali. «Ci sono alcuni negozi che denunciano 15mila euro all’anno», trapela dall’Agenzia.

Ad altri 50 finanzieri in borghese, coordinati dal comandante provinciale, generale Gaetano Mastropierro, è toccato, invece, il compito di passare in rassegna tutti i «Compro oro», di Firenze e provincia. «Dei dodici in provincia, sette sono risultati irregolari - spiegano dal comando - a Firenze, dei sette controllati, sei erano fuori legge». I reati più comuni: omessa registrazione dei conferimenti di oro, mancata revisione delle bilance, mancata autorizzazione del Comune. Alcuni non avevano nemmeno dichiarato l’inizio attività e tutti facevano passare l’oro usato per rottame d’oro, esente da imposte». Decine di verbali ora al vaglio delle Fiamme Gialle e della direzione dell’Agenzia delle Entrate che, domani, presenteranno il conto. Si prevedono sanzioni amministrative per centinaia di migliaia di euro.

Farsi dire qualcosa al telefono dai commercianti è un’impresa. «È meglio che non dica nulla», butta giù Ugo Gherardi. Stizzita, anzi, proprio incavolata, Laura Piccini, titolare insieme alla sua famiglia di uno dei più antichi negozi del Ponte, nonché presidente dell’Associazione Ponte Vecchio: «Bene i blitz, ma non è giusto che siano i cittadini a pagare per le inefficienze e per la poca competenza dei politici. Siccome tutti dobbiamo tirare la cinghia, allora che si controllino i politici e i loro sprechi». Piccini poi azzarda: «L’evasione fiscale non esiste più, sono finiti i tempi del Far West. Quasi tutti i clienti sono turisti stranieri che pagano con carta di credito». «Questa spettacolarizzazione potrà anche giovare all’immagine del governo, ma crea un serio danno a tanti commercianti onesti», le fa da eco Sara Manetti, presidente degli Orafi di Confcommercio Firenze. Infine, a sorpresa, la critica arriva anche dal «rottamatore» di politici (non di oro), sindaco di Firenze, Matteo Renzi: «Benissimo i controlli “spot” e simbolici, ma cortesemente si faccia anche un lavoro strutturale e serio».

Nota bene: mentre dentro i negozi si controllava, fuori un esercito di vù cumprà vendeva merce contraffatta.

La parabola della pagliuzza e della trave.

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