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Un bluff il miracolo di Monti: lascia una voragine nei conti

La crisi ha ridotto il gettito, al pareggio di bilancio mancano almeno 7 miliardi. Il rischio di una manovra bis a primavera. Bersani: "Guardare la polvere sotto il tappeto"

Il presidente del Consiglio dimissionario Mario Monti
Il presidente del Consiglio dimissionario Mario Monti

Roma - Le certezze sul governo uscente cadono una a una. E l'ultimo tabù a crollare è quello di Mario Monti salvatore dei conti pubblici, sia pure nella versione minima e di breve periodo. A quanto pare, i sacrifici che il governo tecnico ha imposto agli italiani per mantenere il Paese sui binari dell'Europa, non basteranno nemmeno per il 2013. Mancano circa sette miliardi di euro per centrare l'obiettivo del quasi pareggio di bilancio fissato per l'anno appena iniziato.
Da qualche giorno, sia il centrodestra (con Giulio Tremonti) sia il Pd (con il segretario Pd Pier Luigi Bersani che parla di «polvere sotto il tappeto» nei conti di Mario Monti) hanno cercato di fare emergere la notizia, per la verità con scarso successo. Hanno detto che in primavera probabilmente si renderà necessaria una manovra correttiva che costringerà il prossimo esecutivo, a prescindere dal colore, a chiedere ulteriori sacrifici. Una «manovra correttiva bestiale», ha anticipato l'ex ministro dell'Economia. La sinistra ha già deciso di coprirla con un ulteriore aumento della pressione fiscale, cioè attraverso una patrimoniale.
Ma la notizia, in questo caso non pubblicizzata da Bersani, è che a mettere nei guai l'economia e, indirettamente, anche i conti, sono state in gran parte proprio le tasse.
A farlo capire è stato il sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo. «Le entrate fiscali di quest'anno - ha detto Polillo - sono inferiori a quelle che ci aspettavamo. Sono preoccupato, spero che gli introiti derivanti dall'Imu possano compensare il gettito mancante». Le entrate, in realtà, sono cresciute. Moltissimo per quanto riguarda la patrimoniale di Monti sulle case, che ha dato un gettito sicuramente superiore alla vecchia Ici, ma anche rispetto alle aspettative del governo (24 miliardi contro 21).
Ma sono andate malissimo l'Iva e le altre imposte legate all'andamento dell'economia. Solo l'imposta su beni e servizi, nei primi undici mesi del 2012, ha dato meno entrate per 1,81 miliardi. L'aumento dell'Iva ha contribuito a deprimere i consumi.
Aumentare le imposte si è rivelato un pessimo affare per i conti pubblici. «I professori - commenta un economista di area Pdl - hanno fatto finta di ignorare la curva di Laffer. In una economia dove il livello di pressione fiscale è già troppo elevato, l'aumento delle aliquote si rivela controproducente perché fa calare anziché aumentare le entrate fiscali». La speranza del governo è appunto che l'Imu compensi i danni ai conti pubblici derivanti dalla bassa crescita. Un palliativo nel breve periodo e, nel lungo, un altro peso sui contribuenti che non potrà che deprimere ulteriormente l'economia. Tutto questo, mentre la spesa per gli interessi sul debito, cala, ma non abbastanza.
Quanto il capitolo fisco sia stato critico per il governo, si capisce dalla proposta lanciata ieri dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera, che ha deciso di non candidarsi con Monti: correggere l'Irap e rendere disponibile il Tfr in busta paga. Proposta, quest'ultima, che il governo Berlusconi provò a lanciare, ma che ebbe scarsa fortuna.

La prima non è mai stata considerata da Monti.

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