Cosa ci fanno Gad Lerner (giornalista), Elena Montecchi (comunista di professione) e Massimo Recalcati (psicanalista di grido) in un agriturismo nel sud dell’Umbria? La risposta, seppur allucinante, è semplice: rifanno il look al presidente della Camera. Laura Boldrini li ha radunati, insieme ad alcuni dello staff di Montecitorio, per capire dove fa acqua la propria immagine. Lady Sel vuole rinnovarsi. A partire dalla comunicazione.
Da quando la Boldrini siede sullo scranno più alto di Montecitorio, di schiaffi, ne ha mollati a destra e a manca. Ma ne ha anche ricevuti. Ha avuto la capacità di inimcarsi un po' tutti, facendosi portavoce di battaglie che più che unire hanno diviso. Dopo che Luigi Preiti aprì il fuoco contro la folla mentre il governo Letta giurava davanti a Napolitano, eccola uscirsene con la frase infelice: "La crisi rende le vittime carnefici". Sin da quando ha messo piede in parlamento, poco più di un anno fa, è stata come ossessionata dal sessismo. Proprio a lei, che da vent'anni era considerata icona della sinistra più movimentista e meno radical chic, era toccato scontare per il posto d'onore concesso al compagno sul volo di stato verso i funerali di Nelson Mandela. "A fare 'scandalo' è il fatto che una donna delle istituzioni sia accompagnata da suo marito o dal suo compagno", aveva commentato il presidente della Camera fingendo di non conoscere i costi extra. Sempre dalla parte delle donne, insomma. Anche quando aveva ingaggiato un braccio di ferro con le multinazionali che utilizzano le curve delle donne nella comunicazione. "È inaccettabile che ogni prodotto venga veicolato attraverso il fisico femminile - aveva tuonato - le multinazionali fanno queste pubblicità con le donne solo in Italia e non in altri Paesi". Non contenta, aveva anche sputato contro Miss Italia invitando le ragazze italiane a farsi apprezzare senza "sfilare numerate". "Solo il 2% delle donne in televisione esprime un parere, parla - aveva spiegato - il resto è muto, spesso svestito, non ha modo di esprimere un'opinione".
Una gaffe dietro l'altra. Una sparata dopo l'altra. Non appare difficile credere che gli italiani mal digeriscano le sue uscite. Come la sparata contro gli spot in cui "la mamma serve la famiglia a tavola". Tanto che Beppe Grillo, che non va mai per il sottile, era arrivato a definirla "oggetto di arredamento del potere", fino poi a esagerare provocando i suoi col post "Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?". Nel corso della sua travagliatissima presidenza, però, non sono solo i grillini ad avere attriti con lei. L'ad della Fiat Sergio Marchionne, tanto per nominare un esponente della società civile, non gradì l'assenza (tutta politica) alla presentazione degli investimenti Fiat in Val di Sangro. E pure Aung San Suu Kyi non deve gradito granché la lunga anticamera a cui la obbligò la terza carica dello Stato quando venne in Italia. Per rimediare a questa lunga serie di errori, lo scorso fine settimana, si è rinchiusa nel Castello di Titignano. La proprietà della struttura ha confermato la presenza alle orecchie attente dell'Huffington Post che di più non è in grado di raccontare sui frutti della due giorni di Titignano.
Al suo fianco la dalemiana Montecchi, il lacaniano Recalcati e Lerner. Tutti lì, nel castello, a rispondere al cruccio presidenziale: "Perché tutti mi odiano?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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