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Botte da orbi nel Pd, Fassina contro la "deriva plebiscitaria"

L'ex viceministro durissimo contro il segretario: "Pretende un allineamento a prescindere". Cuperlo assicura: niente scissione. Poi nel pomeriggio i bersaniani cercano di ricucire

Botte da orbi nel Pd, Fassina contro la "deriva plebiscitaria"

È uno Stefano Fassina che attacca a testa bassa quello che stamattina lancia, in un'intervista a la Repubblica, un messaggio molto chiaro: il Pd va verso una deriva personale e plebiscitaria. Niente scissioni, assicura l'ex viceministro dell'Economia, ma le accuse a Matteo Renzi sono pesantissime: intollerante alle critiche, irrispettoso, il neosegretario imporrebbe un "allineamento a prescindere". Fassina, che, ricordiamo, all'inizio del mese si era dimesso da viceministro in polemica con il segretario Renzi, esprime solidarietà all'ex presidente del partito, Gianni Cuperlo: "Comprensibile la scelta di Gianni di dimettersi, anzi è in qualche modo obbligata. Non è un problema di merito, ma di uno sconfinamento sul piano personale".

L'esponente della sinistra Pd esclude categoricamente ogni ipotesi di candidatura alla presidenza del partito, e chiude anche all'idea di rimpiazzare Cuperlo con un altro esponente della minoranza interna: un modo curioso di contrastare quella deriva plebiscitaria che si affretta a denunciare. "Non vogliamo far saltare il banco, ma speriamo che il treno arrivi a destinazione il prima possibile. Però...".

L'ex viceministro dà atto alla nuova segreteria di aver saputo "avviare il treno delle riforme", ma è molto critico verso la bozza della legge elettorale (al voto in Direzione Nazionale si era astenuto insieme ad altri 33 cuperliani e dalemiani): no alle liste bloccate, no alla soglia del 35% del premio di maggioranza - in pratica una bocciatura su tutta la linea. Non esita a citare le Acli per criticare il dialogo con Berlusconi ("hanno ben sintetizzato la continuità della proposta con il Porcellum"), e sottolinea la necessità di coinvolgere nel dibattito sulla nuova legge anche le forze minori, per non indebolire quel governo che però lui stesso aveva fatto ben poco per sostenere. Almeno sinora.

Nel pomeriggio parziale marcia indietro dei bersaniani con Alfredo D'Attorre, membro della commissione Affari Costituzionali, che dichiara: "Ho apprezzato l'apertura di Renzi ieri alle modifiche sulla legge elettorale e spero che adesso l'emendamento contro le liste bloccate possa diventare un emendamento unitario di tutto il Pd". La riunione in cui si sarebbe dovuto votare il testo base della nuova legge elettorale, che si sarebbe dovuta tenere oggi pomeriggio è stata rimandata a questa sera dopo l'Aula.

D'Attorre ha espresso l'auspicio che il segretario Renzi possa convincere Berlusconi a ritornare sulla questione delle liste bloccate, accogliendo almeno parzialmente le istanze della sinistra del Pd.

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