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Brunetta torna all'attacco: stipendi Rai più trasparenti

Il capogruppo di Forza Italia presenta il nuovo sito dopo l'oscuramento di raiwatch.it ordinato dal tribunale: "La tv di Stato deve rispettare la sua natura di servizio pubblico"

Brunetta torna all'attacco: stipendi Rai più trasparenti

Roma - Brunetta-Polifemo non ci sta: gli tappano un occhio e lui ne apre un altro. Quello con cui vigila su Mamma Rai. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera si è visto oscurare dopo quattro mesi il sito raiwatch.it, aperto il 5 settembre scorso, in seguito alla decisione del Tribunale di Bologna basato su un ricorso della Rai per l'uso della sigla dell'azienda nel nome? Ed eccolo ripartire da ieri con un nuovo sito, nuovo nome (tvwatch.it), medesimo scopo: monitorare l'attività dell'emittente di Stato. Uno strumento di democrazia, dal momento che la Rai appartiene al ministero del Tesoro e quindi ai cittadini, che peraltro contribuiscono a finanziarne l'attività grazie al canone. «La Rai - sostiene Brunetta - ha sottoscritto con gli italiani che pagano il canone un contratto per cui è tenuta a rispettare la sua natura di servizio pubblico». Un servizio che significa essenzialmente «offrire un prodotto di qualità che rispecchi i valori di fondo su cui si regge la civile convivenza». Ma anche pluralismo, par condicio, trasparenza. Per questo il sito si struttura in quattro categorie tematiche: l'area compensi, che pubblica gli stipendi di dipendenti e consulenti e gli emolumenti di ospiti, conduttori e registi Rai; l'area fornitori, che getta un occhio sulle aziende affidatari di contratti pubblici per beni, lavori e servizi; l'area pluralismo, dove sono consultabili tutte le interrogazioni presentate sulle trasmissioni Rai e le risposte fornite dai vertici aziendali; infine l'area dedicata all'Osservatorio di Pavia, un istituto di ricerca e analisi della comunicazione che da vent'anni monitora sia i media tradizionali sia quelli legati alle nuove tecnologie. Ma il sito è basato anche sull'interazione dei cittadini. Che ad esempio possono votare ogni trasmissione Rai in base a qualità, contenuti ed equilibrio. Ma anche esprimersi e segnalare.

Insomma, Brunetta riparte. Ma l'oscuramento di raiwatch.it è una ferita ancora aperta. Anche perché passata quasi sotto silenzio degli organi di stampa: «Ci spiace constatare che non si è udita alcuna sia pur sommessa voce di solidarietà o tantomeno di protesta per la ferita all'articolo 21 della Costituzione, allorché il 5 gennaio scorso il Tribunale di Bologna, su ricorso urgente della Rai, ha soppresso questo strumento di conoscenza e di democrazia, poiché figurava nel suo titolo quel nome che credevamo appartenesse a tutti gli italiani, per l'ovvia ragione che è dello Stato ed è finanziato con il canone». Ma i vertici di viale Mazzini non l'hanno pensata così e «non potendosi rivolgere contro i parlamentari, la cui manifestazione del pensiero e attività politica gode di una tutela costituzionale rafforzata» se la sono presi «con la società che svolgeva le funzioni di provider del sito, fornendo semplicemente il know-how tecnico». Per questo Brunetta ha cambiato formula: «Mi sono assunto personalmente la responsabilità giuridica del nuovo sito». Infine i sarcastici auguri: «Buon lavoro e buona libertà di stampa per tutti, ma proprio tutti, persino per chi non è di sinistra».

Naturalmente a Mamma Rai piacendo.

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