Un titolo choc sul Gazzettino di ieri: «Il clan dei Casalesi riciclava denaro al Casinò di Venezia». E poi: «I boss della camorra, pedinati dalla Finanza, a Ca' Vendramin per reinvestire i soldi estorti agli operai della ricostruzione dell'Aquila. La casa da gioco usata per vertici mafiosi. Insomma, i soldi del pizzo della camorra riciclati al Casinò di Venezia. Il tutto nasce da un'inchiesta avviata dalla Guardia di Finanza dell'Aquila che sta indagando su alcune estorsioni ai danni degli operai che lavorano alla ricostruzione del capoluogo abruzzese da parte dei Casalesi. Nell'informativa anche dei video in cui si vede Alfonso Di Tella, imprenditore casertano legato al boss Michele Zagaria, assieme a altri esponenti di spicco del clan come Aldo Nobis e Raffaele Parente giocare a chemin de fer.
In pochi anni sono arrivati a spendere 13 milioni di euro ai tavoli verdi, ognuno dei tre sarebbe andato nella casa da gioco 300 volte. «Mi sono giocato 100mila euro in 15 minuti» ha detto Di Tella in una intercettazione.
Le Fiamme Gialle, che scrivono come il Casinò paia essere una struttura funzionale per gli affari del clan, hanno fatto scattare le manette per Di Tella e due suo parenti, Cipriano e Domenico Di Tella, e a quattro costruttori abruzzesi: Elio Gizzi (ex presidente dell'Aquila Calcio), Michele Bianchini, Dino e Marino Serpetti.
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