Roma - Su amnistia e indulto dice di avere le idee piuttosto chiare: ventimila detenuti fuori dalle celle, ma non assassini, stupratori e ladri. Il Guardasigilli Anna Maria Cancellieri traccia il suo piano sui provvedimenti svuota carceri invocati dal presidente Giorgio Napolitano dal quale, assicura, non ha mai avuto alcuna pressione. E anticipa anche che la legge che verrà non riguarderà Silvio Berlusconi.
Sulla giustizia il governo ha fretta: le priorità sono le prigioni, il processo civile e la velocizzazione del processo penale, sulla quale inciderà l'amnistia. «Darebbe respiro anche ai Tribunali», sottolinea il ministro. Il tutto in tempi brevi, un paio di mesi al massimo. Per stare al passo con l'Europa, anche sulla responsabilità civile dei giudici. Ma per fare questo, avverte, «occorre il coraggio di ritrovare unità di intenti e la forza di ragionare insieme». «Ho idee chiare sulla legge - spiega la Cancellieri - le precedenti esperienze hanno riguardato ventimila persone e questo numero per noi andrebbe molto bene. Una traccia potrebbe essere anche quella approvata nel '90, ma è il Parlamento sovrano». Il ministro non risparmia una doppia stoccata, alla «giustizia spettacolo» e agli «attacchi squallidi e gratuiti dei grillini» per respingere i quali Napolitano «ha fatto benissimo a reagire».
Il dibattito sull'amnistia è più che mai vivace, soprattutto tra coloro che non riescono a togliersi dalla testa che le condizioni delle carceri siano solo un paravento per salvare Berlusconi, il quale agli europarlamentari pidiellini riuniti ieri a palazzo Grazioli ha confidato di non aver mai creduto ad un atto di clemenza. Persino il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, è intervenuto per dire quanto sia stato «decisivo» il discorso di Napolitano e quanto dispiaccia «vedere travisate le sue parole». A smentire le insinuazioni ci prova, comunque, il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti: «Quanto dichiarato dal ministro Cancellieri sgombra il campo da ogni lettura maliziosa e strumentale del messaggio del Capo dello Stato. Qui non è in gioco il destino di Berlusconi, qui è in gioco la civiltà di un Paese». Il capogruppo Pdl al Senato Renato Schifani si domanda se è un paese normale quello in cui, in un momento drammatico come questo, l'unico problema che si pone qualcuno è il «berlusconicidio». Mara Carfagna, portavoce del gruppo Pdl alla Camera, chiede che «l'amnistia non sia una legge contra personam». Il ministro delle Riforme Costituzionali Gaetano Quagliarello ritiene che la Cancellieri sia stata fraintesa («Non si può scrivere in una legge di amnistia e indulto che è applicabile a tutti tranne che al cittadino Berlusconi»), quello per gli Affari regionali Graziano Delrio esclude che Napolitano pensasse a situazioni particolari. Per Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fratelli d'Italia, il dibattito deve prescindere da Berlusconi. Anche per Guglielmo Epifani le vicende giudiziarie dell'ex premier non c'entrano. Il segretario del Pd considera «necessaria» l'operazione svuota carceri, a patto che non sia l'unico strumento.
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