Onde evitare facili sviolinate, diciamo subito che la Chiesa non è mai stata proprio indulgente con gli animali e questo senza dover per forza pensare ai trattamenti riservati al gatto durante i tempi bui (e lunghi) dell'Inquisizione. Basta ricordarne la storica visione antropocentrica. Ci sono naturalmente famose eccezioni, dai francescani a papa Woityla di cui è giusto ricordare questa citazione: «La Genesi ci mostra Dio che soffia sull'uomo il suo alito di vita. C'è dunque un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi». Dell'attuale papa Ratzinger, è nota una predilezione per i gatti e questo solo fatto denota sensibilità verso il mondo animale.
Sull'Osservatore Romano di qualche giorno fa è comparso un articolo che desta una piacevole sorpresa. Nell'ultima pagina del quotidiano, diretto da Govanni Maria Vian, c'è un ampio spazio dedicato alla morte di Dodo, un beagle diventato assiduo frequentatore di città del Vaticano, dal 2004, quando comparve senza «permesso di soggiorno» e fu adottato dalla famiglia di un dipendente del Governatorato, divenendo un cane rispettato e benvoluto da tutti, gendarmeria e Guardie Svizzere compresi. L'articolo, intitolato «Storia di Dodo», ricorda il cane defunto e fa un chiaro riferimento ai suoi compagni di razza detenuti nell'allevamento di Montichiari dove i famosi cuccioli di Green Hill nascevano per essere avviati alla vivisezione. «Dodo ha avuto la fortuna di finire in un ambiente ben diverso» si legge nel pezzo «ma la sua storia permette di poter riflettere su quell'affetto troppo spesso negato non solo nei rapporti umani ma anche, e forse soprattutto, nel rapporto tra uomini e animali». Tema insolito, per il giornale del Papa, ma, di certo, una piacevole sorpresa che chiede una riflessione sulla realtà atroce dei canili lager, degli abbandoni estivi e della vivisezione.
Nel frattempo i cani di Green Hill rimangono sotto la custodia giudiziaria del Comune e dell'Usl, fino a quando non lasceranno la struttura. A quel punto scenderanno in campo la Lav e a Legambiente per occuparsi dei duemilasettecento soggetti presenti nel canile posto sotto sequestro mercoledì scorso.
Dunque saranno le due associazioni a cercare chi voglia adottare i cani, anche se è necessario superare una serie di atti burocratici che potrebbero ritardare questo momento tanto agognato da migliaia di volontari che hanno presidiato l'allevamento e dato luogo a una campagna mediatica che fa impallidire quella messa in opera per la chiusura dell'altrettanto famosa ditta Morini di Reggio Emilia. Ogni giorno all'interno del canile, nascono nuovi cuccioli e questo ovviamente crea una serie di problemi a chi è stato indicato come legittimo custode delle cure per questi animali. Non si può certo dare in adozione un cucciolo di pochi giorni, ma, più in generale, il problema riguarda anche gli altri soggetti che si trovano nell'allevamento. Molti di questi, tenuti sotto una specie di «campana di vetro» su richiesta degli sperimentatori sono andati incontro a sindromi da deprivazione sensoriale che ne hanno modificato lo stato di percezione e di rapporto non solo con l'uomo, ma anche con i propri simili.
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