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"Rispondo con un pugno". Le canzoni dei collettivi rossi contro la polizia e pro-Aska

Testi violenti che incitano all'odio contro la polizia sono il sottofondo delle manifestazioni dei centri sociali e dei collettivi, incluso quello torinese

"Rispondo con un pugno". Le canzoni dei collettivi rossi contro la polizia e pro-Aska
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La violenza nelle strade di collettivi e gruppi vari legati alle frange antagoniste si esprime in molti modi e quasi sempre il bersaglio preferito sono le forze dell'ordine che rappresentano lo Stato. Questo pomeriggio si attende una nuova grande manifestazione a Torino, chiamata da Askatasuna sgomberato, alla quale è prevista la partecipazione di centri sociali anche da fuori città. Già in queste ore numerosi gruppi stanno convergendo nella città piemontese ma il dispositivo di sicurezza predisposto dal Viminale è imponente per fronteggiare quella che si prevede possa essere una manifestazione con risvolti anche violenti. Giovedì sono stati 10 gli agenti feriti e chiunque abbia avuto occasione di incrociare una di queste manifestazioni, che sia online o che sia dal vivo, non ha sicuramente mancato di sentire uno dei cori che più di altri caratterizza questo genere di raduni: "Tout le monde detest la police".

È una frase breve, che viene sincopata senza soluzione di continuità, che ha dato anche origine a una serie di canzoni, di cui una anche in Italia cantata da Amos, nelle quali si esplicita tutto l'odio per le forze dell'ordine. "Al rogo piedi piatti e strisce rosse sulla gamba, una spilla sul petto sarebbe una condanna", canta Amos nel suo brano, parlando di molotov ma anche di "sogno che vadano a fuoco Polizia di Stato e Chiesa". È un rap sincopato molto ritmato, il cui cuore centrale è indubbiamente l'inno all'odio per la polizia, quello che viene scandito in tutte le piazze da anni, che gli agenti devono fingere di non sentire mentre rischiano la vita per salvaguardare la sicurezza di città e cittadini.

Da quando Askatasuna è stato sgomberato, però, ha ripreso vigore un'altra canzone, che è rimbombata nelle casse di Vanchiglia fin dalle prime ore successive al sequestro da parte delle forze dell'ordine. È un inno al centro sociale o, meglio, ai suoi esponenti e anche qui non mancano i riferimenti violenti contro la polizia ma non solo. "I miei numeri preferiti, l'uno il tre poi l'uno e il due. Mi trovi in corso regina Chiedi del 47 Con altri come me allergici alle camionette", si canta in una strofa. 1312 è uno dei modi in cui gli antagonisti scrivono l'acronimo Acab (all cops are bastard), uno dei più comuni insulti che vengono riversati alle forze dell'ordine.

"Mi mostra il tesserino E il sorriso sul suo grugno Mi chiede i documenti, gli rispondo con un pugno", prosegue ancora una strofa della canzone, che in un altro passaggio recita anche: "A voi bulli del cortile Guardiani del porcile Adoratori del campanile, feticisti delle vetrine Per quanti ne ingabbiate Non ci metterete sotto Tenete pure la ragione perché agite nel torto". È anche da questo tipo di canzoni che passa la propaganda e l'indottrinamento, secondo strategie non certo nuove.

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