Politica

Caro benzina, blitz della Finanza Dieci compagnie sotto indagine

Caro benzina, blitz della Finanza Dieci compagnie sotto indagine

Lo si capisce da quel leggero tremolio delle mani, unito al respiro affannato e ad uno strano sudore freddo. Ogni volta che la freccia della macchina ticchetta verso destra, puntando alla stazione di servizio, arrestandosi solo quando l’auto è ferma davanti alla maledetta pompa della super, e la coda dell’occhio scorge 1,9 euro al litro, la sensazione è sempre quella. Per fare il pieno ad una utilitaria (50 litri) oggi si può spendere anche 95 euro. Oltre i livelli di guardia. Per questo che, le poche volte che si sparge la voce di sconti di questa o quella compagnia, si formano le code interminabili (anche notturne) degli «zombie della pompa».
Quasi due euro al litro, un supplizio senza pari. Di questo spropositato aumento non se ne sono accorti solo gli automobilisti, ma anche i magistrati. A qualcuno è venuto il legittimo dubbio che le società petrolifere si possano essere approfittate degli innalzamenti per aumentare indebitamente i loro margini di guadagno. E così, invece di ordinare il solito blitz sugli scontrini fiscali, questa volta la procura di Varese ha sguinzagliato la Guardia di finanza nelle sedi legali delle compagnie petrolifere le quali, ed è questa la vera novità, sono state assimilate a «soggetti incaricati di un pubblico servizio». Così i militari del nucleo di polizia tributaria della Finanza di Varese, ieri, sono entrati in casa di dieci delle principali compagnie petrolifere italiane (praticamente tutte), a Roma, Milano e Genova, per acquisire la documentazione (dal gennaio 2011 ad oggi) necessaria a verificare l’esistenza di eventuali manovre speculative sui prezzi dei prodotti petroliferi. Eppur (qualcosa) si muove.
Il blitz è partito dopo un esposto presentato, guarda un po’, dalla Codacons, nel quale si chiedeva che l’autorità giudiziaria valutasse se «le recenti dinamiche che comportano l’aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi», siano davvero da «porre in relazione al mero e fisiologico andamento del mercato». «Fenomeno strano», direbbe Gaber. La procura ora vuole verificare se queste dinamiche non siano, invece, falsate da comportamenti penalmente illeciti tali da configurare il reato di «manovra speculativa su merci». Per ora il fascicolo è stato aperto a carico di ignoti e non c’è alcun indagato. Ma non è ancora finita.
È vero però che gli aumenti dei prezzi dei carburanti non sono dettati unicamente dalle compagnie petrolifere. Anzi. I rialzi registrati ultimamente da parte di Eni, Esso, Ip e Q8 porteranno alle casse dell’Erario la bellezza di 9,8 miliardi di euro, in un anno, considerando anche le accise e l’Iva su benzina e gasolio. Ecco, appunto, le accise, «tasse misteriose» che resistono da 80 anni e che pesano per il 52% sul costo totale della benzina. La prima fu introdotta da Mussolini nel ’35 (1,90 lire al litro sulla benzina per finanziare la guerra di conquista dell’Abissinia). Dopo di lui ogni governo ha deciso di imporre «balzelli» per ogni emergenza: dalla crisi di Suez (1956), al disastro del Vajont (1963), all’alluvione di Firenze, ai terremoti di Belice, Friuli e Irpinia, fino alle guerre in Libano e Bosnia. Prese singolarmente sono cifre minime, eppure sommate insieme determinano un aggravio complessivo di quasi 25 centesimi.
Ma da Reggio Emilia si leva un grido di speranza. Contro il caro benzina arriva l’«asino taxi», o meglio «Tacsi» («trasposto asinino con spesa intelligente»). L’iniziativa è della Coldiretti che ha messo a disposizione due muli - Giada e Gradisca - per aiutare le signore anziane con la spesa del sabato.

E che la benzina ora aumenti pure.

Commenti