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Così Bergoglio ha conquistato il Conclave senza sponsor il retroscena »

Le carte vincenti del nuova Pap: il carisma e l'intervento sintetico nelle congregazioni

Così Bergoglio ha conquistato il Conclave senza sponsor il retroscena »

Città del Vaticano - Un «self-made-Pope», un Papa che si è fatto da sé. Sembra questa la traiettoria che ha seguito la salita di Jorge Mario Bergoglio alla cattedra di San Pietro. Un consenso cresciuto di giorno in giorno formatosi quasi spontaneamente nelle congregazioni preparatorie e aumentato fino allo scrutinio finale di mercoledì sera. L'arcivescovo di Buenos Aires era già stato protagonista di un conclave, quello del 2005, in cui fu il principale antagonista di Joseph Ratzinger anche se tra i due non c'è lontananza.
Bergoglio, secondo le ricostruzioni, otto anni fa avrebbe raggiunto 40 suffragi alla terza votazione: una soglia che avrebbe potuto bloccare entrambe le candidature. L'attuale Papa, allora, avrebbe fatto sapere che non desiderava diventare elemento di divisione: così, invece che crescere, i voti per lui diminuirono confluendo sul cardinale tedesco che fu eletto in un conclave rapidissimo.

Qualcosa di simile dev'essersi verificato anche questa volta. Bergoglio è atterrato da Buenos Aires senza né sponsor né ambizioni, godendo comunque di altissima considerazione nel sacro collegio. È uno dei porporati più ascoltati, circondato dalla fama di essere un asceta, essenziale ma deciso, forse il più autorevole cardinale dell'America Latina. Nelle congregazioni, dove hanno preso la parola 160 principi della Chiesa, Bergoglio non ha sfruttato nemmeno tutti i cinque minuti assegnati agli interventi: gliene erano bastati tre e mezzo per comunicare la sua passione per Cristo e la sua visione della Chiesa. Sintesi e semplicità, un binomio che alcuni non hanno riscontrato in altri cardinali che invece hanno «sforato».

A molti è sembrato l'uomo giusto per succedere a Benedetto XVI. Un uomo di Dio, un contemplativo d'azione, un pastore lontano dalle manovre curiali. Si poneva tuttavia un ostacolo: l'età. A dicembre Bergoglio compie 77 anni e molti ricordavano il passo indietro del 2005. È allora partito un discreto ma efficace sondaggio trasversale per capire se il cardinale argentino avrebbe accettato. Il futuro Papa ha fatto ben poco per essere eletto: sono bastati il suo «sì» e il basso profilo, al punto che domenica - a differenza di molti altri porporati - Bergoglio non è andato a celebrare messa nella chiesa di cui era titolare, San Roberto Bellarmino ai Parioli.

Alle prime votazioni è stata uno sorpresa il consenso che si era coagulato attorno all'argentino, qualcuno dice addirittura superiore a quello del grande favorito della vigilia, l'arcivescovo di Milano Angelo Scola. Si diceva che il primo scrutinio sarebbe stato una sorta di «elezione primaria» per scremare il lotto dei candidati. Scola e Bergoglio sarebbero andati avanti, ma la progressione del primo era fiacca. Così, secondo le prime ricostruzioni, Scola avrebbe fatto lo stesso passo indietro di Bergoglio otto anni fa per non diventare una candidatura di divisione. In alcuni conciliaboli durante il pranzo avrebbe invitato a «lavorare per l'unità».
Nel primo scrutinio del pomeriggio si sarebbe così verificato un ulteriore spostamento di schede verso Bergoglio che si è consolidato nel quinto e ultimo voto. Il quorum da superare per diventare Papa era di 77. Sull'argentino sarebbero confluiti i voti di gran parte degli americani, dei cardinali del Terzo mondo e degli europei. Divisi gli italiani e i curiali.

Scola, che ieri ha partecipato alla messa nella Cappella Sistina, ha comunicato in una nota «la gioia, la preghiera e l'affetto suoi personali e della Chiesa ambrosiana» a Papa Francesco e chiede ai fedeli «di intensificare la preghiera».

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