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Casa Montecarlo, Fini non molla la poltrona

Il leader di Fli: "Mai mentito agli italiani". Poi dà la colpa alla famiglia: "Comportamenti che non condivido"

Casa Montecarlo, Fini non molla la poltrona

Dopo che anche l'Espresso ha scritto che dietro alla casa di Montecarlo c'era Giancarlo Tulliani, il presidente della Camera anziché prendere atto della realtà batte il pugno sul tavolo: "Non intendo farmi condizionare dalla ciclica comparsa di documenti, più o meno autentici, sulla casa di Montecarlo. Basta leggere gli ultimi per capire che non contengono nulla di nuovo e definitivo rispetto all’effettiva proprietà. Esattamente come nell’estate di due anni fa. Da allora, l’unica certezza è l’archiviazione in sede giudiziaria della denuncia a mio carico".

"Nell’ambito della mia vita privata - prosegue Fini - quanto scritto dall’Espresso suscita in me profonda amarezza per comportamenti che non condivido. Ma questo è un aspetto tutto e solo personale. Non ho mai mentito o nascosto qualcosa agli italiani e per questo - assicura - continuerò il mio impegno politico a testa alta".

Chi si aspettava un gesto di responsabilità, se non altro per mantenere fede alla parola data agli italiani con un videomessaggio nel settembre 2010, resta a bocca asciutta. Fini resta saldamente al proprio posto. Non si dimette. Tiene troppo alla poltrona di terza carica dello Stato. Va avanti - dice lui - a testa alta. Si limita a dire di essere amareggiato per dei comportamenti che non condivide. E quali saranno mai questi comportamenti? Quelli di Giancarlo Tulliani e della sua smania di fare business immobiliare con una società offshore di stanza nelle isole dei Caraibi? Oppure anche quelli di sua sorella Elisabetta, compagna di Fini?

Come fa, il presidente della Camera, a dire che l'amarezza che prova è un "aspetto tutto e solo personale"? Dimentica che per la carica che ricopre è un personaggio pubblico in vista e che la vicenda della casa di Montecarlo ha fatto discutere gli italiani. Come può, Fini, pensare di essere minimamente credibile riducendo tutto a una questione personale?

Intanto da ambienti giudiziari si apprende che per la procura di Roma le anticipazioni dell’Espresso sarebbero irrilevanti ai fini dell’inchiesta, che si è conclusa nel marzo dello scorso anno con l’archiviazione del procedimento. L’inchiesta era stata aperta dopo una denuncia per truffa presentata da due esponenti de La Destra, che sostenevano di aver subito un danno dalla vendita a soli trecentomila euro dell’immobile di Boulevard Princess Charlotte a Montecarlo, appartamento ceduto ad An nel 1999 dalla contessa Anna Maria
Colleoni per sostenere la causa del partito. Nel registro degli indagati erano stati iscritti Fini e l’ex tesoriere di An, Francesco Pontone.

Ma secondo quanto accertato dal procuratore aggiunto, Pierfilippo Laviani, la vicenda non presentava gli estremi della truffa e per questo venne sollecitata l’archiviazione, sottolineando che tuttavia si poteva procede con un’azione di risarcimento in sede civile.

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