Da Casini a Riccardi, è caccia al leader di riserva

In forse la lista della "società civile". Pierferdy pronto a raccogliere lo scettro dopo la rinuncia della Marcegaglia

Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini
Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini

Roma - Se tramonterà la possibilità di utilizzare il nome di Mario Monti, al centro resterà solo la sua «agenda», cioè il programma del premier dimissionario, insieme a un problema grande come una casa, quello del sostituto. Un nuovo marchio da spendere in campagna elettorale non c'è. La caccia, in teoria, è in corso, ma due dei tre azionisti della cosa centrista, Udc e Fli, sono convinti che ci sia un solo possibile esito: la rinuncia all'uomo nuovo e il ritorno a Pier Ferdinando Casini.
Gli altri due schieramenti hanno leader politici consolidati, Silvio Berlusconi per il Pdl e Pier Luigi Bersani con il centrosinistra, e se Monti rinuncerà veramente - questo il ragionamento - lo stesso destino toccherà al terzo polo. Lo hanno capito subito alcuni aspiranti. Emma Marcegaglia ieri si è tirata indietro in modo plateale. Nei giorni scorsi il suo nome era circolato come possibile punta di diamante della coalizione moderata. Ma lei - informavano fonti vicine alla ex presidente di Confindustria - nonostante gli inviti e le sollecitazioni ricevuti in vista delle prossime elezioni politiche, non pensa ad alcuna candidatura e non pensa ad una discesa in campo.
Poco prima era stato il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione a rilanciare il suo nome. E lo stesso Casini si era augurato che «tanti nella società civile che erano pronti a scendere in campo con Monti non allentino la presa». Ma sono solo auspici che qualche esponente esterno alla politica guarnisca le liste, nessuno chiede ad altri di prendere le redini dei moderati se Monti rinuncerà.
Casini non lascerà il posto ad altri, spiegavano esponenti centristi. È vero che ha rinunciato a mettere il nome nel simbolo, ma solo per tentare la carta Monti. Se non ci sarà il nome nel simbolo, l'unico possibile leader della coalizione resta lui. Lo ha capito anche Gianfranco Fini, che ha messo da parte ogni aspirazione da numero uno e in questi giorni si sta battendo per mettere il maggior numero possibile di esponenti Fli in lista. Giochi da politica tradizionale che hanno fatto storcere la bocca a molti e sono stati la principale causa della definitiva rinuncia alla politica da parte di Raffaele Bonanni, leader della Cisl, che ieri ha lamentato la presenza di «vecchi partiti che cercano di stringere la possibilità di cambiamento».
Restano da convincere gli altri che hanno ambizioni da leader. Il più ostico è il ministro Andrea Riccardi, esponente con Luca Cordero di Montezemolo del movimento Verso la Terza Repubblica.

Lui vorrebbe prendere il posto del premier, ma il movimento della società civile è destinato a non esprimere il vertice della coalizione. Stesso destino per Corrado Passera, il più papabile tra i sostituti di Monti, che però è destinato a guidare la lista per il Senato. La poltrona riservata a Monti, è troppo grande anche per lui.

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