Il caso I privilegi del leader

Roma«Ber-sa-ni» sillaba Renzi ripreso fuorionda dalla webcam di Radio105. «Bersani?» gli chiede il conduttore leggendo il labiale del sindaco. «Sì Samuele, il cantante! Vorrei ma non posso...». Non è il cantante, ma il segretario Pd Pier Luigi (nel tondo), il Bersani che ne ha tre di vitalizi, «mentre io non ne ho neanche uno» dice Renzi che ha sfidato la nomenklatura anche sul cumulo delle pensioni. Il segretario del Pd è nella condizione di molti politici di professione. Avendo lavorato nel partito come funzionario, ed essendo stato poi eletto in varie cariche, Bersani si ritroverà, quando non sarà più parlamentare, a cumulare tre pensioni. Innanzitutto quella da deputato. Avendo fatto tre legislature alla Camera, l'assegno del segretario Pd si aggirerà attorno ai 5mila euro lordi al mese. E si aggiungerà al vitalizio da ex consigliere regionale in Emilia-Romagna. Bersani ci è entrato trentenne, e ci è rimasto per anni, fino a diventarne il governatore (sempre da consigliere), nel 1993. Il calcolo complessivo della sua pensione da ex consigliere lo hanno fatto quelli del M5S in Regione: 4.423,55 euro lordi al mese.
I due vitalizi si cumulano, la legge non lo vieta. Anzi, permette che si aggiunga un altro assegno vitalizio, maturato dal lavoro extrapolitico. Bersani, ad esempio, ha fatto l'insegnante per un breve tempo dopo la laurea con lode in Filosofia, e successivamente è stato funzionario del Pci-Ds. Da questa attività lavorativa e dai relativi versamenti Inps il segretario (come qualunque altro dipendente del partito) ha maturato un terzo vitalizio, che si cumulerà ai due guadagnati con le legislature passate. Su quanto possa ammontare questa terza pensione è arduo fare ipotesi, e in generale sul fronte contributivo ci sono stati parecchi problemi in casa Ds, come ci conferma il tesoriere Ugo Sposetti.
Per pochi mesi Bersani non ha maturato una quarta pensione, quella da parlamentare europeo. Anche gli eletti a Strasburgo (quelli fino al 2009, prima che cambiasse il sistema) dopo almeno due anni e mezzo di legislatura hanno diritto al vitalizio. Bersani è stato eletto europarlamentare nel giugno 2004 (con 342.296 preferenze), ma ha poi lasciato nell'aprile 2006, eletto alla Camera e nominato ministro del governo Prodi. Meno di due anni, non abbastanza.
Tra i candidati alle primarie Bersani non è l'unico «cumulator» di vitalizi. Renzi ne ha fatto un'arma elettorale: «Chi ha più vitalizi, a partire da Bersani e Vendola, potrebbe rinunciare almeno al cumulo? Anche solo per rispetto di chi vive con la pensione minima». A Ballarò Renzi e Tabacci si sono scontrati anche su questo. Tabacci è stato consigliere regionale in Lombardia, deputato, e poi consulente libero professionista (consigliere d'amministrazione Eni, Snam, Efibanca, presidente dell'Autocisa A15 Parma-La Spezia). Vendola è stato deputato, consigliere regionale in Puglia, e funzionario nel Pci per quasi vent'anni.

Anche Laura Puppato, altro candidato alle primarie, avrà un vitalizio, come consigliere regionale in Veneto. L'unico al momento a non averne uno è Renzi, che è solo sindaco ed ex presidente della Provincia, cariche che non lo prevedono. Ma essere ultimi in questa classifica può finire con l'essere un vantaggio.

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