Caso Napolitano, l'intrigo si complica

"Repubblica" e "Il Fatto" accusano di essere di destra chi dissente sui colloqui spiati: questa è disinformazione

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il direttore di Repubblica Ezio Mauro
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il direttore di Repubblica Ezio Mauro

Il direttore di Repubblica dovrebbe riflettere: il suo, il loro è un giornali­smo morto. Opulento, professiona­le, ricco di notizie e opinioni, ma com­posto nella bara dell’uniformità confor­mista. Avevano appena dato un segno di vita, richiamando una tradizione di pluralismo delle opinioni e di conflitto civile con lo scontro tra Scalfari e Zagre­belsky su Napolitano e la procura di Pa­lermo, avevano fatto saltare la copertu­ra della bara per un istante, ecco che si richiude. È un peccato, perché nessu­no si augura un’Italia in cui scompaia nell’irrilevanza la loro voce,opacizzata e infine spenta dall’incapacità di farla sentire se non in un corale tremenda­mente parrocchiale, senza offesa per le parrocchie sede di ben altri e sani con­flitti di dottrina e spirito.

Voglio dire una cosa assai semplice, diretta e non equivoca. Se i ragazzacci del Fatto , il cui capo non sa rispondere alle più ele­mentari domande sullo Stato e la mafia in tv, va in vacanza con il dot­tor Ingroia e dice di lavorare solo per il lettore, si mettono per una qualche ragione fuori linea, allora il commissario politico del giorna­le, il suo direttore, emette un ana­tema: sono di destra, sono la nuo­va destra. Vogliono mangiarsi la destra in insalata, i gianburrasca delle manette, chiedono il sangue di Berlusconi e si atteggiano a solo­ni dell’antipopulismo, fingono perfino un interesse loro estraneo per gli operai e i sindacati, sono im­bevuti di piccolo trotzkismo alla Flores d’Arcais, ma sono di de­stra. Solo il mio amico Stalin, fac­cio per dire, definiva di destra, con­trorivoluzionari, quelli che non la pensavano come lui, anche e so­pra tutto se erano a sinistra del par­tito.

Altro caso, Panorama . Giovan­ni Fasanella, un cronista di forma­zione comunista e perfino berlin­gueriana, propone al direttore del settimanale di Mondadori un ser­vizio che farà chiasso: mettiamo insieme le propalazioni di vario genere sulle frasi dette presuntiva­mente da Giorgio Napolitano al te­lefono con Nicola Mancino, fac­ciamoci giustamente una coperti­na che richiami il ricatto dei vari Pm palermitani al presidente, e vai con lo scoop di approfondi­mento in seguito al quale forse il Quirinale si risentirà, e si capisce, ma tutto sarà più chiaro. Anatema di bel nuovo, la destra è all’attac­co. Ma questo, lo vedono tutti, non è un modo di ragionare, non è un atteggiamento liberal o di sini­stra, è un modo di sragionare e get­tare sabbia sugli occhi del lettore bambino come fa il Sandman del­le f­avole e delle canzonette ameri­cane.

Lo stato di confusione men­tale e culturale non è di sinistra, è uno stato di confusione di cui i pri­mi­a preoccuparsi dovrebbero es­sere editori e lettori del giornalo­ne di Largo Fochetti in Roma.

Il web della sottocultura di Re­pubblica non è da meno, fa i suoi rilanci. Camillo Langone scrive ogni giorno una preghierina tradi­zionalista su un quotidiano, sem­bra scritta in latino da quanto è bella. Certo, ha le sue idee e le sue sensibilità e una sua dottrina che sembrano fatte apposta per pro­vocare al pensiero critico chi si vanta di possederlo e non ne sa al­cunché, gli illetterati novisti e mo­dernisti che non sanno leggere. Nel caso in specie, Langone ha scritto dell’assassinio di«una don­na nigeriana, che di mestiere fa la puttana», ha aggiunto che «le ne­gre sono bellissime» e «i transes­suali dopo il tramonto» sono bel­lissimi pure loro. Ha concluso con una morale perfettamente ge­suitica: va’ a letto, o maschio put­taniere, con persone che puoi pre­sentare in società e alla mamma senza scandalo. Be’, una volta l’ambasciatore di Spagna in Italia mi inviò un gentile cartoncino in cui ero invitato a cena con «il part­ner » e non più con mia moglie, perché Zapatero aveva deciso, a norma del codice civile, che ma­schi e femmine, marito e moglie, padre e madre, non esistono più. Volevo rispondergli alla Lango­ne: vengo con un negro altro due metri rimediato alla stazione do­ve si trovano un sacco di partner, rigorosamente senza scarpe, che rutta, le va bene o pensa che ci pos­san­o essere problemi con il princi­pe delle Asturie? A pensarci bene, anche peggio di Langone. Ho so­prasseduto signorilmente alla ri­sposta e alla cena in quella bella e accogliente casa del politicamen­te corretto.

Fatto sta che il web minaccia e insulta Langone per quella pre­ghierina gesuitica, perché i trans devono essere belli anche di pri­ma mattina, e i giornali celebrano la morte del cardinal Martini, su­blime gesuita, all’insegna, un’in­segna non troppo originale, della scomparsa dell’uomo del dialo­go. Ma di quale dialogo state par­lando? Mi piacerebbe che France­sco Merlo o Michele Serra o altri stimabili opinionisti di Repubbli­ca , non dico insorgessero (verbo caro ai cronisti di quel giornale), ma almeno facessero capolino per dire: ragazzi, il mondo libero è stato inventato perché gli anate­mi contro la destra o la sinistra scomparissero dalla scena, voglia­mo fare del giornalismo non si di­ca sbarazzino, probabilmente non ne siamo capaci nella nostra torvaggine, ma almeno formal­mente rispettoso della libertà?

Attendo serenamente e aspetto pur sempre amandovi la prova (come disse un grande Papa agli uomini delle Brigate rosse) che ne siete capaci.

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