La Cassazione proscioglie il Cav Ma il Csm lo vuole processare

La Corte giudica inammissibile il ricorso della Procura nel processo Mediatrade. L'organo di autogoverno dei giudici: "Scellerato attaccare le toghe". E il Pdl insorge

La Cassazione proscioglie il Cav Ma il Csm lo vuole processare

Roma - Nel giorno in cui Berlusconi ottiene l'ennesima vittoria giudiziaria sul caso Mediatrade, il Consiglio superiore della magistratura sferra l'attacco al Cavaliere. Ieri la terza sezione penale della Cassazione ha giudicato inammissibile un ricorso della Procura di Roma ed ha così definitivamente prosciolto Berlusconi e il figlio Piersilvio nell'inchiesta Mediatrade sulla compravendita dei diritti tv. Era stato la stessa Procura generale di Cassazione a chiedere il non luogo a procedere «perché il fatto non sussiste».

Ma a scatenare il Csm è la volontà del Cavaliere di portare in piazza il popolo di centrodestra contro «sinistra e magistrati». Tanto basta per scatenare le toghe, ieri riunite in plenum. A dar fuoco alle polveri, Paolo Carfì, magistrato di sinistra ed ex giudice del processo a Cesare Previti. «Berlusconi ha superato il limite con una escalation di disprezzo di un'istituzione che può avere conseguenze gravi sulla tenuta sociale e morale del Paese - mette in guardia la toga - Tacere di fronte a questo sarebbe colpevole». A seguire, l'intervento del laico di centrosinistra Glauco Giostra: «Evocare la piazza contro i magistrati è agli antipodi della democrazia, si tratta di attacchi scellerati». C'è chi, poi, come il togato di Area (schieramento di cui fanno parte Magistratura democratica e il Movimento per la Giustizia, ovvero le due correnti di sinistra delle toghe, ndr) Francesco Vigorito, chiede di «reagire a una barbarie, con una risposta forte a tutela di uno dei valori fondanti del sistema democratico, cioè l'autorità e l'indipendenza dei magistrati». E il collega Roberto Rossi: «I magistrati di Napoli e di Milano sono colpevoli soltanto di fare il loro dovere. Non si può accostare il lavoro dei magistrati a quel terribile male che è il cancro». Fuori dal coro il togato di centrodestra, Bartolomeo Romano: «Forse non tutti i magistrati hanno avuto nel loro comportamento una serietà tale da ottenere rispetto».
Naturalmente dal Pdl parte la controffensiva. Il primo è Andrea Costa: «Il Csm è talmente avvolto dalla nebbia delle correnti e dei loro traffici d'influenza che invece di occuparsi di chi usa i tribunali a fini politici, censura chi richiama l'attenzione a questa triste realtà. Questo fa perdere credibilità alla giustizia. Non altro». A seguire Capezzone: «I comizi di numerosi consiglieri del Csm contro Berlusconi hanno due soli effetti: danno la sensazione di una supercasta che si autoprotegge, e minano agli occhi dell'opinione pubblica l'imparzialità della magistratura».

E pure Daniela Santanchè mette il dito nella piaga: «Dopo che Ingroia è sceso in campo e ha provato a fare politica utilizzando una visibilità, e un nome che gli derivavano dalla sua precedente carriera di magistrato, come può qualcuno al Csm uscirsene con dichiarazioni di questo tipo?». Anche l'ex ministro Mariastella Gelmini risponde: «Il fuoco congiunto e concentrico di parte della magistratura inquirente, unito a un calendario dell'attività giudiziaria che sembra guardare ai tempi della politica piuttosto che a quelli della giustizia, rappresenta un attacco al potere politico e alla sua legittimazione». Gasparri attacca: «Ma perché il Csm non spende piuttosto dure parole contro quei pm scesi apertamente in campo?»; e Antonio Leone lo segue: «Denunciare la persecuzione giudiziaria in atto dal 1994 contro Berlusconi è un atto di legittima difesa dalle degenerazioni di una casta che protegge se stessa».

La sintesi la fa il segretario del Pdl, Angelino Alfano: «Quanto zelo da parte del Csm che ha ritrovato finalmente prontezza e una certa sensibilità per impiegare un'intera mattinata lavorativa a discutere niente poco di meno che... di Silvio Berlusconi!».

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