Un Cavaliere di lotta e di governo. O meglio: di pancia e di testa. La pancia dice che così il governo non va. La testa gli impone di non prendere decisioni affrettate. Ad aggiungere carne al fuoco, le sentenze in arrivo su legittimo impedimento e Ruby. Non solo: il Pdl è una pentola a pressione.
L'umore quindi, specie a causa della questione magistratura, non è dei migliori. Ma Berlusconi attende. Per tattica attende in silenzio, come se una parola fuori posto potesse influire sulle decisioni dei giudici. Rassegnazione e preoccupazione. È da vent'anni che il Cavaliere si sente nel mirino delle frange più politicizzate dei giudici. Ma questa volta la spada di Damocle, se possibile, pesa ancora di più. E continuerà a pesare perché non è detto che con la sentenza del 19 giugno si abbia la parola «fine». Quel giorno la Corte costituzionale dovrà esprimersi sul legittimo impedimento. Potrà accadere che i supremi giudici dicano che sì, in termini generali la riunione di un consiglio dei ministri può essere considerato un impedimento legittimo. Ma potrebbero non andare oltre, parlando appunto in termini generali. Insomma, di principio. Ma poi, nel valutare e decidere se «quel» consiglio dei ministri possa essere considerato impedimento legittimo, è possibile che rientri in campo la corte di Cassazione di Milano. Insomma, il timore è che tutto venga rimandato, prorogato, dilazionato. Con Berlusconi perennemente sotto scacco della magistratura. Da sempre ripete: «Certi giudici mi vogliono far fuori, a loro non interessa la pacificazione nazionale». Già, le larghe intese.
Anche sul fronte prettamente politico Berlusconi non è soddisfatto. È sempre la pancia del Cavaliere a dire che «così il governo non va». Non gli piace che Letta galleggi. Non gli piace che, sebbene l'esecutivo abbia una larghissima maggioranza in Parlamento, tentenni sulle questione economiche. Non passa giorno che qualche ministro metta in discussione le ricette economiche del governo su cui Letta s'è impegnato in Parlamento. Due temi su tutti: Imu e Iva. Per Berlusconi non c'è altra strada se non quella dell'abolizione definitiva della tassa sulla prima casa e dello stop all'aumento di un punto di Iva. Ma Palazzo Chigi frena, tentenna. Motivazione: mancano le risorse. Per il Cavaliere le risorse ci sono e vanno trovate nei tagli alla spesa pubblica ma sa che anche questo governo - come quello di Monti - non ha voglia di usare il machete. Altro motivo di scontentezza. Non solo: altre bandiere del Pdl, invece di essere sventolate da Palazzo Chigi, vengono se non ammainate, quanto meno arrotolate. Su Equitalia, per esempio, il governo sembra non avere intenzione di usare il tronchesino per tagliarne le unghie. E sulla semplificazione idem: il provvedimento allo studio di palazzo Chigi rischia di essere blando. Troppo blando. Insomma, per Berlusconi il governo vivacchia e non prende di petto i problemi del Paese. In ciò concorda con molti esponenti del Pdl tra cui cresce l'irritazione.
Questa la pancia. Poi, però, la testa gli consiglia di non correre troppo. Staccare la spina è facile a dirsi, difficilissimo a farsi. Napolitano, poi, difficilmente scioglierebbe le Camere mandando il Paese al voto con il Porcellum. E in due minuti si farebbe un altro esecutivo, a maggioranza Pd, Sel e parte del M5S. E magari pure con qualche scheggia pidiellina. Già, il Pdl. Il partito è fermento.
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