Il Cavaliere non è contento dell'esito del voto. Più che il risultato di Roma, si aspettava qualcosa di più dai tanti comuni nei quali s'è votato. Tuttavia non si dispera e chi lo sente giura che «in fondo se l'aspettava». Il ragionamento del Cavaliere, intenzionato a rimanere in Sardegna tutta la settimana, è il seguente: «Alle amministrative è sempre stato così. La sinistra è meglio radicata sul territorio e noi in realtà non siamo un partito ma un movimento». Una lettura del bicchiere mezzo pieno senza nascondere, tuttavia, che qualche sofferenza c'è stata. Eppure, dice Berlusconi, «a livello nazionale i dati sono ben diversi. Continuiamo a crescere sia come Pdl sia come coalizione di centrodestra». Come a dire: le partite sono due, una in periferia dove si subisce; e una al centro dove invece si sta vincendo. Ecco perché il voto delle amministrative non cambia di una virgola la strategia berlusconiana. Anzi, paradossalmente la rafforza.
Il Cavaliere valuta che il vero dato politico emerso dalla tornata elettorale sia l'impressionante numero delle astensioni e il crollo di Grillo. Per battere la straordinaria disaffezione alla politica, ragiona l'ex premier, non c'è altra strada che andare avanti a passo spedito sulle riforme. Fare, insomma. Ecco perché, se possibile, dà ordine ai suoi di sventolare ancora più in alto le bandiere tanto care al Pdl. Specie in materia di politica economica. «Solo così possiamo dare una risposta ai problemi della gente». Presumibile, quindi, che nelle prossime settimane aumenterà il pressing nei confronti di palazzo Chigi affinché si attuino i punti programmatici tanto cari al Pdl: addio all'Imu, rivoluzione fiscale, taglio alle unghie di Equitalia, misure sul mercato del lavoro per arrivare alla detassazione per chi assume disoccupati e giovani. Serve ancora più tenacia, ancora più forza, ancora più determinazione per imporre le proprie ricette economiche. Ma il risultato delle amministrative non indebolisce Letta, anzi. Semmai lo rafforza perché, dice il Cavaliere, «l'esecutivo è troppo giovane perché si legga il voto come un test su palazzo Chigi».
L'altro elemento positivo è il flop del movimento dei 5 stelle. Berlusconi gioisce del fatto che Grillo non abbia più l'egemonia del voto di protesta. In questi mesi i pentastellati hanno deluso e adesso la battaglia è quella di riconquistare i voti che, usciti dal centrodestra, alle ultime politiche sono andati a ingrossare le file del comico genovese. Un bluff, l'ha sempre considerato l'ex premier; e adesso se ne stanno accorgendo tutti. Il vero lavoro da fare, da oggi in poi, è quello di far tornare all'ovile i tanti consensi persi per strada. Unico modo per battere l'antipolitica è la buona politica. Ecco perché l'ex premier suona la carica affinché tutto il partito faccia da pungolo a Letta per dare uno choc all'economia. Certo non sarà una passeggiata. Nel Pd sono ancora in tanti a non digerire l'alleanza con l'odiato nemico e la strada della maggioranza è un percorso in salita.
Prova ne è l'ultima polemica sulla legge elettorale. Il Pd sarebbe tentato di forzare la mano sull'abolizione dell'attuale legge per tornare al mattarellum. Il Pdl preferirebbe invece un'opera di restyling del porcellum. Proprio sulla legge elettorale, quindi, si prefigura uno stallo di difficile soluzione.
Ma è soprattutto una questione di metodo, oltre che di merito: qualora la sinistra cercasse e trovasse una maggioranza differente da quella che regge il governo Letta - magari abbracciando grillini e Sel -, dal matrimonio di interesse si passerebbe in men che non si dica al divorzio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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