«La linea del doppio binario è indecente. Ma davvero pensano che di poter gestire l'attività di governo da soli e allo stesso tempo fare le riforme insieme?». Manca ancora qualche ora alla manifestazione di piazza del Popolo quando a Palazzo Grazioli Berlusconi fa il punto della situazione. I segnali che arrivano da Bersani e, per via indiretta, anche dal Quirinale non sembrano infatti tranquillizzare il Cavaliere, visto che il segretario Pd resterebbe contrario ad un eventuale allargamento al Pdl della maggioranza di governo. L'offerta, questo racconto l'ex premier e questo riferisce Alfano ai tanti parlamentari che in Piazza del Popolo chiedono notizie, sarebbe infatti quella di una collaborazione sul fronte delle riforme istituzionale ma tenendo fermi gli otto punti con cui Bersani sta cercando di fare scouting sul M5S. Una «proposta indecente» perché - è il senso dei ragionamenti del leader Pdl - è impensabile ipotizzare un dialogo sulla nuova legge elettorale o sul taglio dei parlamentari mentre il governo vota l'ineleggibilità o il conflitto d'interessi.
Già, perché il problema degli ormai famosi otto punti è che alcuni di essi sono scritti ad hoc per silenziare il Cavaliere. Anzi, dice Berlusconi ai suoi, è proprio in nome della comune volontà a farmi fuori che Pd e Grillo potrebbero trovare un punto d'incontro e dar vita ad un governo. Un'intesa che ufficialmente non ci sarà, visto che è escluso che il M5S voti la fiducia a Bersani. Mentre è possibile - questo dice Berlusconi nei suoi colloqui privati - che dieci, dodici grilli siano già stati «arruolati» dal leader del Pd per sostenere il governo. «E così fosse - aggiunge il Cavaliere ironico - nessuno parlerebbe di compravendita ma di scelte di coscienza». In realtà, spiega l'ex presidente del Consiglio, il punto è che i neoeletti del M5S sono «sensibili», un po' perché la maggior parte di loro sono di estrazione di sinistra e un po' perché sanno bene che se si tornasse al voto potrebbero non essere ricandidati visto che Grillo, emulando una vecchia consuetudine che fu dei Radicali, sostiene la «turnazione» delle cariche. Senatori che se sommati ai 21 di Scelta civica basterebbero a sostenere il governo. Ed è vero che nel partito di Monti, dice il Cavaliere, «sono divisi e uno contro l'altro armati» ma non bisogna dimenticare che il Professore «farebbe qualunque cosa pur di restare in corsa per il Quirinale». Il timore, insomma, è che Bersani abbia già pronto «il piattino», altrimenti non si spiegherebbe questo su continuare ad essere rigido quando i numeri chiaramente non ci sono.
Ed è per questo che Berlusconi alza il tiro e pure in piazza dice chiaramente che la sola alternativa ad un governo che coinvolga anche il Pdl è il voto. Elezioni anticipate - ripete - di cui Bersani si dovrà «assumere la responsabilità», anche di fronte ai partner internazionali. In verità, c'è chi sostiene che qualche contatto fruttuoso ci sia stato. Anche se il punto sembra essere che a Palazzo Grazioli considerano già «consumato» il mandato esplorativo a Bersani. Si aspetta, insomma, un eventuale secondo giro, quando davvero si potrà mettere sul tavolo l'ipotesi larghe intese e ragionare anche su un nome condiviso alla presidenza della Repubblica. Perché se dopo le presidenze di Camera e Senato hanno intenzione di fare un golpe sul Quirinale - dice in privato Berlusconi - sappiano che la Piazza del Popolo di oggi sarà permanente. Una campagna elettorale continua fino al giorno del voto».
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