Roma - Non vuole «sceneggiate» e non ha alcuna intenzione di presentarsi in aula per partecipare ad un giudizio dall'esito scontato. Per questo Silvio Berlusconi ha presentato una memoria difensiva, in cui più che difendersi attacca, chiedendo la ricusazione di quei membri della giunta del Senato che venerdì prossimo dovranno pronunciarsi sulla sua decadenza e che hanno già espresso pubblicamente la loro posizione. Sono dieci, senatori di Pd, Sel e M5s. Hanno tutti, relatore compreso, ampiamente anticipato il proprio parere sull'esito della camera di consiglio, come dimostra la rassegna stampa allegata. In subordine il Cavaliere chiede che il giudizio venga sospeso e gli atti inviati alla giunta per il regolamento del Senato perché «si provveda a regolamentare la possibilità di astensione e ricusazione, nonché di sostituzione ai fini di un giusto processo». Un passaggio che il 4 ottobre potrebbe far slittare la conclusione dei lavori.
La riunione della giunta non è un processo penale, ma essendoci una camera di consiglio deve seguire le leggi del «giusto processo» e rispettare il principio di terzietà. Il Cavaliere vorrebbe poter essere giudicato da un collegio «quantomeno apparentemente imparziale». «Nessuna utilità - scrive nel documento depositato ieri - vi potrebbe essere nel partecipare a un giudizio del quale si sia già previamente conosciuta la sua conclusione. La presenza delle parti, dell'interessato o di un avvocato non sarebbe che una mera sceneggiata in un copione già ampiamente scritto». Berlusconi vorrebbe anche che la giunta sospendesse il giudizio in attesa che la Corte europea decida sul ricorso presentato dai suoi legali contro la legge Severino, che prevede l'esclusione dal Parlamento dei condannati a pene superiori ai due anni ma che è stata approvata nel dicembre scorso, successivamente ai reati contestati all'ex premier, e sulla cui retroattività i costituzionalisti si dividono. Decisione che dovrebbe arrivare entro pochi mesi. E che potrebbe essere preceduta da quella su un analogo ricorso, del segretario regionale Psi, Marcello Miniscalco, come fa notare il senatore Enrico Buemi, capogruppo Psi in commissione Giustizia e membro della giunta. «Se le ragioni di Miniscalco venissero accolte da Strasburgo - spiega Buemi - anche l'incandidabilità di Berlusconi potrebbe essere invalidata».
Via, dunque, i membri della giunta che hanno dimostrato di avere già deciso. E poiché non è possibile sostituirli, Berlusconi chiede le loro dimissioni. Eccoli: i senatori Dario Stefano (Sel), Stefania Pezzopane (Pd), Maurio Buccarella (M5S), Felice Casson (Pd), Vito Crimi (M5S), Luigi Salvatore Cucca (PD), Serenella Fuksia (M5S), Mario Michele Giarrusso (M5S), Giorgio Pagliari (Pd), Claudio Moscardelli (Pd). Nella memoria non mancano gli esempi di come abbiano dimostrato di non essere imparziali.
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