Election day a febbraio. Silvio Berlusconi non ha dubbi e così Angelino Alfano e buona parte dello stato maggiore di via dell'Umiltà, per la prima volta dopo mesi di nuovo in sintonia con il Cavaliere. Il Pdl, dunque, resta in trincea e non accetterà mai di votare due volte in otto settimane (a febbraio per Lombardia, Lazio e Molise e ad aprile per le Politiche). Il messaggio è stato recapitato forte e chiaro sia a Palazzo Chigi che sul Colle: se si va avanti in questa direzione il governo non avrà più la fiducia del Pdl. Concetto ribadito ieri da Gianni Letta durante i suoi quotidiani contatti con il Quirinale. Una minaccia che mai è stata tanto seria visto che, concordano sul punto Berlusconi e Alfano, «abbiamo cento milioni di buone ragioni per farlo» e «un'occasione simile non capiterà più».
Già, perché l'eventuale doppio voto costerebbe alle casse dello Stato circa cento milioni di euro in più rispetto all'election day, argomentazione che in tempi di crisi ha una certa presa sull'elettorato. Ed è anche questa la ragione per la quale il Cavaliere ha subito affondato il colpo e messo le cose in chiaro. Voto a febbraio, è la richiesta di Berlusconi e Alfano. Anche se il segretario, questo avrebbe lasciato intendere ieri sera durante una telefonata con Mario Monti, non vedrebbe troppo male l'ipotesi marzo su cui si sta lavorando in queste ore. L'importante è che si faccia l'election day e che non sia ad aprile.
Certo, la prima scelta resta sempre su febbraio. Perché, è il ragionamento che fanno anche alcune delle cosiddette colombe, in questo modo si dovrebbero necessariamente archiviare delle primarie che sembrano sempre più difficili considerando che si andranno a sovrapporre non solo alla campagna elettorale di regionali e nazionali ma pure alla raccolta delle firme per le liste di Lazio e Lombardia, operazioni non certo semplici. Se si votasse a febbraio, inoltre, sarebbe più difficile per il tribunale di Milano arrivare a sentenza sul caso Ruby prima delle elezioni, mentre un lasso di tempo più ampio (marzo o aprile) consentirebbe ai giudici di gestire la tempistica della sentenza anche in chiave elettorale. Primarie a cui pare parteciperà anche Giorgia Meloni, con il rischio di aprire una breccia dentro gli ex An visto che molti di loro si sono schierati con Alfano.
Una consultazione che potrebbe essere però svuotata di ogni significato a seconda di quelle che saranno le decisioni del Cavaliere. Se il candidato del centrosinistra dovesse essere Pier Luigi Bersani e la legge elettorale quella attuale (o molto simile), Berlusconi non esclude infatti di tornare in campo. Non tanto perché ne abbia realmente voglia, quanto perché resterebbe il nome che raccoglie più consensi. Intanto, lavora a ipotesi alternative come la più volte citata lista d'imprenditori. E proprio ieri ha visto Gianpiero Samorì, candidato outsider alle primarie ieri oggetto di un giallo visto che in mattinata s'era sparsa la voce di un suo passo indietro poi rientrata. Nessun giallo invece sull'eventuale discesa in campo di Marina Berlusconi.
Ipotesi lanciata da un giornale e smentita prima da Palazzo Grazioli e poi dalla diretta interessata: «È pura fantasia». Peccato che autorevoli esponenti del Pdl abbiano pensato bene di passare la giornata ad azzuffarsi sulla questione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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