Il Cavaliere ha deciso si torna a Forza Italia A giorni l’annuncio

Ieri vertice ad Arcore. Il Cavaliere ragiona già sui nomi da inserire in lista: in pochi vengono dalle file del Pdl

Il Cavaliere ha deciso si torna a Forza Italia A giorni l’annuncio

«Forza Italia». Sono le due paroline magi­che che Silvio Berlu­sconi­ripete centinaia e centina­ia di volte nel corso della giorna­ta: di prima mattina durante al­cuni incontri a Palazzo Grazioli e nel tardo pomeriggio in una riunione ad Arcore che ha co­me solo obiettivo quello di stu­diare modi e tempi per lanciare la nuova lista. Sul nome, a senti­re il Cavaliere, nessun dubbio: Forza Italia, stesso simbolo e stesso jingle del ’94. Già pronto un elenco di nomi potenziali da inserire nelle liste: i pochi «sal­vabili » dentro il Pdl e molti volti nuovi, persone che vengono dall’impresa e dalla società civi­le e che non hanno mai messo piede in Parlamento.

Questo è quello che l’ex pre­mier va dicendo ormai da 48 ore a tutti i suoi interlocutori, compreso Angelino Alfano. Giovedì non ci ha girato troppo intorno: «Ognuno per la sua strada». Non che Berlusconi ce l’abbia con il segretario del Pdl, perché nonostante le divergen­ze degli ultimi mesi il rapporto personale e l’affetto restano.Al­tra cosa, invece, è la delusione per scelte politiche che il Cava­liere non solo non condivide ma neanche capisce. In primo luogo quella di consegnarsi agli ex An e diventarne di fatto «prigioniero». Sono loro che co­mandano a via dell’Umiltà - è il senso dei ragionamenti dell’ex presidente del Consiglio- nono­stante Alfano sia stato eletto proprio per rinnovare la classe dirigente e far largo ai giovani. Una lontananza sempre più si­derale se ieri Berlusconi legge­va quasi incredulo le agenzie con l’uscita dell’ex Guardasigil­li pronto a ritirarsi dalle prima­rie se tra i concorrenti ci saran­no degli indagati. Il colmo per un partito da sempre ipergaran­tista, una sortita che fa saltare sulla sedia moltissimi dirigenti di via dell’Umiltà. L’imbarazzo è palpabile e in molti invitano Alfano a «correggere» la rotta, non tanto perché stando a quel che ha appena detto neanche Berlusconi potrebbe correre quanto perché l’approccio pa­re troppo rigido anche per i più duri e puri.

Commenti, l’ex premier, pa­re non ne faccia. Ma la delusio­ne c’è. Anche quando Michae­la Biancofiore le racconta del suo intervento di giovedì davan­ti a centinaia di coordinatori re­gionali e provinciali in cui ricor­dava a tutti che le primarie sono «contro Berlusconi» che «è il fondatore e cui tutti dobbiamo qualcosa». Parole seguite da un silenzio di tomba, a testimonia­re la distanza siderale tra il Pdl e il Cavaliere. Che preferisce tace­re, ma che sembra aver ormai fatto il salto.

Tempi stretti. C’è da attende­re le primarie del Pd di domeni­ca per avere conferma che sarà Pierluigi Bersani a correre per Palazzo Chigi e poi si dovrebbe partire. Con Berlusconi in pri­ma linea, stando all’unico ac­cenno di politica che fa con i giornalisti lasciando Palazzo Grazioli. Qual è il dinosauro da estrarre dal cilindro? Il Cavalie­re si mette di profilo, sfoggia i chili persi negli ultimi mesi e la butta lì: «I dinosauri sono mol­to magri?». E chiude ad ogni al­tra domanda: «Se volete vi par­lo del Milan...».
Tra Arcore e Palazzo Grazio­li, intanto, si lavora. A Villa San Martino con la riunione serale, a via del Plebisicito con un in­contro pomeridiano dei cosid­detti Neoazzurri. Un folto grup­po di giovani di estrazione libe­rale che partecipano a una riu­nione dal titolo evocativo: «Ed ora vinca il migliore: Forza Ita­lia ». La lezione di due ore nel parlamentino di Palazzo Gra­zioli la tiene Antonio Martino che parla della crisi economica e delle possibile soluzioni.

Ap­profondimeti, certo. Ma pure la formazione della nuova classe dirigente. Anche da questi ap­puntamenti, si vocifera, potreb­be uscire qualche giovane can­didato della Forza Italia 2.0.

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