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Centomila senza casa: colpa degli abusivi

Sono più di 40mila gli alloggi popolari occupati illegalmente in Italia, alcuni da oltre 30 anni. E intanto 600mila famiglie iscritte nelle graduatorie aspettano un tetto. Federcasa: servono fondi. Terroristi, serial killer e mafiosi: inquilini a 400 euro l'anno

Centomila senza casa: colpa degli abusivi

Milano - Nel quartiere tutti la chiamavano «la padrona». Ufficialmente Cristiana Petriacci era nullatenente, eppure vendeva più case di un immobiliarista di successo. Il problema è che quegli appartamenti erano di proprietà dell’Ater, l’azienda che gestisce le case popolari di Roma. A inizio dicembre la padrona del Testaccio, che tra un «contratto» e l’altro gestiva anche un giro di prostitute, è finita in carcere. Ma in giro per l’Italia sono migliaia i «padroni» di alloggi pubblici. Basta trovare un appartamento vuoto – magari in manutenzione da anni, oppure già pronto per la famiglia che ne ha diritto, attesa per il giorno successivo –, sfondare il portoncino e portar dentro un materasso. Alla Barona, periferia sudovest di Milano, i Valliani presero casa così, negli anni Settanta, e ora mamma Domenica ha lasciato l’alloggio abusivo in eredità ai figli. In Italia, rivela l’indagine realizzata da Dexia Crediop per Federcasa sul Social Housing 2008, oggi oltre 40mila case popolari sono occupate abusivamente: se venissero liberate e riassegnate a chi ne ha diritto, centomila persone in difficoltà sarebbero «fuori emergenza».

In attesa che il governo vari il nuovo «piano casa» previsto dalla Finanziaria (ma il decreto attuativo non è ancora stato firmato), una cosa è sicura: in Italia l’abitazione è un’emergenza davvero. Sono 600mila le famiglie in difficoltà che aspettano da anni in silenzio, i loro nomi occupano graduatorie lunghissime in ogni Comune d’Italia. Trentamila solo a Roma, 20mila a Milano, 10mila a Torino, a Napoli e a Catania. Famiglie numerose e giovani coppie con lavori precari. Anziani soli con la pensione minima. Immigrati regolari in Italia da anni. Genitori divorziati che si ritrovano da un giorno all’altro senza una casa e con l’assegno per la figlia da pagare ogni fine mese. L’anno prossimo, avverte Federcasa, le liste potrebbero crescere di un altro 10 per cento.

Una soluzione sarebbe costruire. Ma la realtà è che da anni le «aziende territoriali» che gestiscono le case popolari non hanno più fondi. Per incassare soldi da reinvestire, hanno dovuto vendere gli alloggi a chi già ci viveva in affitto. Dal 1993, sono stati così «privatizzati» ben 154.768 appartamenti. Il problema è che sono stati venduti a cifre irrisorie. E cioè al valore catastale dell’immobile (che spesso è meno di un terzo del reale valore di mercato) con un ulteriore sconto del 30 per cento. In media, ogni appartamento è stato venduto a poco più di 23mila euro. A Napoli, per «concedere» di occupare un alloggio pubblico nei quartieri di Scampia e Secondigliano, la camorra chiede 10mila euro «chiavi in mano». Ormai non serve nemmeno più la spranga. A Palermo i prezzi sono ancora più alti: per un appartamento di 60 metri quadrati, bisogna pagare al racket che gestisce il «settore» fino a 40mila euro.
Intanto la gente onesta continua ad aspettare in silenzio. Col ricavato della mega svendita i vari «Aler», «Ater» e «Iacp» hanno pagato a stento le spese di manutenzione. Quello che incassano di affitto dagli inquilini non basta: i canoni sono troppo bassi. In media 1.200 euro l’anno nel Nord Italia, tra 600 e 800 euro nelle regioni meridionali. E proprio nelle grandi città del Sud, la morosità praticamente è la regola. A Catania nel 2006 non ha pagato l’affitto il 92,5% degli inquilini, a Cosenza il 75,3%, a Roma il 41,2%, a Palermo il 34,7 per cento.

Anche la mappa dell’abusivismo mostra due Italie. A Bergamo, Cremona e Parma nemmeno un alloggio popolare è occupato da chi non ne ha diritto. A Torino sono appena un centinaio, lo 0,3 per cento. A Palermo è abusivo un inquilino su 4, a Catania uno su 5, a Roma l’11,1 per cento. E una volta riusciti a dormire una notte, nella maggioranza dei casi ci si riesce a dormire per sempre. Regolari o no, in questo non c’è differenza. A Roma l’anno scorso l’Ater ha scoperto che ben 7.185 «assegnatari» avevano un reddito superiore a 41mila euro.

Provate voi a mandarli fuori.

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