Che eroi i bagnini a quattro zampe: così hanno salvato 200 persone

Ci sono centri d'addestramento in tutta Italia ma servono cani con il "fisico" da spiaggia: ventre a botte e pelo idrorepellente

Due bau watcher
Due bau watcher

Il pelo «idrorepellente», il «ventre a botte», una forza fisica di molto superiore a quella di un uomo. A presentarli così, fanno quasi immaginare creature di un altro mondo. Gli eroi della spiaggia, anche quest'anno, hanno invece le facce, gli occhioni (e le zampe) che molti incontrano tutti i giorni a casa. «Bau-watchers», sono chiamati: i cani della Scuola Italiana Cani di Salvataggio.
Più di duecento vite portate in salvo, trenta solo nell'ultimo mese e mezzo. Centocinquanta unità cinofile e dodici centri d'addestramento distribuiti in tutta Italia: un'attività di volontariato di protezione civile nata più di vent'anni fa sul lago di Iseo «per trasformare le attitudini naturali di alcune razze - come spiega il presidente della scuola, Roberto Gasbarri - in qualcosa di utile». Un'iniziativa di Ferruccio Pilenga, bergamasco, che fece del suo Terranova un eccellente cane-bagnino, fondando la scuola nel 1989.
Terranova, Labrador, Golden Retriever: razze che in Europa gareggiavano in acqua soprattutto per il loro talento nel «riporto»: il recupero repentino e atletico di un oggetto nelle acque del mare. «Il Labrador e il Terranova in particolare - dice Gasbarri - sono razze provenienti dal Canada. I marinai le impiegavano per recuperare il pesce nelle reti o gli uccelli cacciati durante il tragitto. Un Labrador in viaggio nel portabagagli della macchina, in effetti, sente l'odore del mare e piagnucola: non vede l'ora di tuffarsi». Insomma, cani che per metà appartengono all'acqua. La loro anatomia è già una patente, temprata da due anni di addestramento e dalle tipologie di intervento il cui segreto è uno solo: la complicità, la totale fiducia con chi li accompagna.
L'Italia detiene la leadership mondiale nella salvaguardia delle spiagge a cura dei bagnini a quattro zampe. Sono creature «esemplari», abituate a lavorare nel baccano assolato delle spiagge, osservate come attrattive esotiche, stravaganti, eppure di una professionalità imperturbabile. E qualche volta fondamentale. Come pochi anni fa, a nord di Civitavecchia: tre bambine tra i dieci e i tredici anni erano cadute in una buca di sabbia scavata dalla corrente e, trovandosi nell'acqua alta, rischiavano di annegare. Ma un'unità cinofila in pattugliamento su quella spiaggia ha sguinzagliato il suo bau-watcher, saldo e provvidenziale: alle maniglie del suo corpetto (l'uniforme del cane), si sono aggrappate tutte e tre le bambine, tornando salve alla terraferma. E così pure quest'estate, sette persone erano rimaste bloccate su uno scoglio a duecento metri dalla riva. La corda che le ha riportate in spiaggia, una ad una, è stata tirata da un cane-bagnino. l'ennesima sponda forte e guizzante che ha riportato la vita al suo posto, senza vacillare un istante.
«Il cane e il suo conduttore - spiega Roberto Gasbarri - intraprendono in acqua una sorta di “danza”, conoscendo e prevedendo ciascuno i movimenti dell'altro, qualunque cosa accada. E con una persona in stato di panico da salvare. La relazione è fondamentale: ecco perché l'addestramento è basato sul gioco, sulla ricompensa e sempre in funzione delle specifiche caratteristiche del cane». E i cani di salvataggio potrebbero essere quelli di tutti.
Sono volontari che chiunque può iscrivere alla scuola.

Cani felici, che inconsapevolmente svolgono almeno due compiti: «la salvaguardia della vita in acqua, e un messaggio di integrazione cane nella nostra società. Sono i beniamini della spiaggia - conclude Gasbarri - , riescono a mitigare la percezione dell'abbandono. Rappresentano un esempio di educazione e sicurezza».

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