RomaSono le tasse nascoste, insidiose. Quelle infilate in contributi aggiuntivi agli enti locali che spesso le famiglie non si accorgono nemmeno di pagare. Due casi di rincari preoccupanti sono segnalati da Confedilizia e dall'associazione degli artigiani (Cgia) di Mestre. Il primo riguarda il contributo ambientale sulla casa: le provincie hanno usato la mano pesante, segnala Confedilizia in un rapporto diffuso ieri, adottando, «l'aliquota nella misura massima del 5%», con una media che in tutto il Paese ha raggiunto il 4,48% contro il 4,41% dell'anno prima. «È un tributo che tutti pagano senza neppure saperlo», segnala la ricerca.
Contemporaneamente l'Agenzia delle entrate comunica di aver ultimato la caccia alle cosiddette «case fantasma», quelle cioè che non risultavano al catasto. Sono 429mila, e l'operazione potrebbe generare un maggior gettito complessivo di circa 589 milioni di euro, di cui 444 milioni tramite Imu e 137 tramite imposte sui redditi (Irpef e cedolare secca).
Il tributo ambientale è una tassa provinciale commisurata alla superficie degli immobili e pagata alle provincie come addizionale alla Tares, la nuova tassa sui rifiuti in vigore dal primo gennaio del 2013. Proprio la Tares viene segnalata in notevole crescita dalla Cgia (450 euro a famiglia). «Il tributo provinciale per l'ambiente ha avuto una costante crescita - sottolinea Confedilizia - passando da una aliquota media del 3,08% registrata nel 1993 ad una aliquota media del 4,48% toccata nel 2012».
L'area geografica con l'aliquota media più elevata è il Nord (4,84%), seguita dal Centro (4,69%) e dal Sud e dalle Isole (4,31%). Solo le province di Gorizia e di Matera hanno disposto una diminuzione dell'aliquota, portandola rispettivamente dal 4,70 al 4,50% e dal 5 al 2% mentre le provincie di Brescia e Firenze hanno scelto l'aliquota massima del 5%.
Il contributo per la raccolta rifiuti Tares, segnala quindi la confederazione degli artigiani, è aumentato del 67% dal 2000 a oggi. Tredici anni fa l'obolo medio a famiglia era di 270 euro, 180 euro meno di adesso. La Cgia segnala la contraddizione tra questo rincaro e la diminuzione della produzione dei rifiuti urbani prodotta dalla crisi (-5%), oltre che l'aumento della raccolta differenziata di oltre il 30%. Rispetto al 2007, gli italiani hanno prodotto 42 chili in meno di rifiuti per abitante, con una media annua di 504 chili. Complessivamente adesso si producono 2 milioni di tonnellate di rifiuti in meno l'anno rispetto al periodo per-crisi. Ma questo trend e i comportamenti virtuosi della raccolta intelligente non pagano in termini di tasse.
Anche gli ultimi dati dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, confermano la grande incidenza delle imposte nella vita degli italiani: il cuneo fiscale e contributivo assorbe fino al 47,6% dei redditi da lavoro dell'occupato single, senza figli. Per questa categoria di cittadini l'Italia è un Paese particolarmente inclemente, collocandosi al sesto posto tra i Paesi Ocse. La prima Nazione per il peso delle tasse sui salari dei single è il Belgio (56%), seguito da Francia, Germania, Ungheria e Austria.
Infine gli ultimi dati sull'aumento dell'Iva dal 21 al 22%. Il centro studi della Confcommercio di Cagliari ha calcolato che 500 posti di lavoro andranno persi nella provincia, con un incremento delle spese di 135 euro a famiglia.
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