
Il «metodo Striano-Domani» colpisce anche in Calabria. Dietro l'avviso di garanzia al governatore Roberto Occhiuto per corruzione ci sarebbe un articolo del quotidiano di Carlo de Benedetti di qualche anno fa, legato a una segnalazione di operazione sospetta di Bankitalia per un bonifico tra alcuni collaboratori del numero due di Forza Italia. È lo schema che abbiamo imparato a conoscere con l'ufficiale Gdf Pasquale Striano: la Sos su un politico considerata innocua (21mila euro tra un bonifico e un assegno) viene girata ai giornalisti che scrivono un pezzo che diventa notitia criminis per la Procura. E il gioco è fatto. È successo con il ministro della Difesa Guido Crosetto, la cui denuncia ha innescato la vicenda del dossieraggio di cui Striano sarebbe epicentro dentro l'Antimafia con il sostegno dell'allora pm Antonio Laudati e la consapevolezza dell'allora numero uno Federico Cafiero de Raho, oggi senatore M5s. L'indagine partita da Perugia è a Roma, ma questa sarebbe un'altra storia. Se non fosse che le due Sos sugli Occhiuto non le avesse fatte Striano, come emerge dalle carte il 15 aprile e il 14 giugno del 2021.
Occhiuto non parla con nessuno in Procura a Catanzaro le bocche sono cucitissime, «si mantiene il massimo riserbo, evitando qualsiasi contatto con i giornalisti sia personali che telefonici», scrive l'Ansa calabrese. Per capire chi è indagato con Occhiuto bisogna leggere l'articolo sul Domani, della cronista cosentina di giudiziaria Enrica Riera (famosa per aver pubblicato per prima le chat sul caso Becciu), evidentemente molto brava e molto ascoltata tra gli inquirenti. È suo infatti l'articolo da cui sarebbe nata l'indagine nel 2021. Occhiuto correva per la poltrona da governatore, il fratello Mario era sindaco di Cosenza (feudo elettorale conteso storicamente alla famiglia Gentile, il cui rampollo siede oggi in Parlamento dopo un riconteggio dei voti), il loro socio è Paolo Posteraro, manager di società pubbliche e private, beneficiario di 350mila euro di prestito pubblico agevolato Covid. Il Domani scova la Sos di Bankitalia che dovrebbe essere riservata e la pubblica, la Procura non può ignorarla e indaga. Peccato siano passati quattro anni da allora. Non si sa con certezza chi siano gli altri indagati. Oltre Posteraro - caposegreteria della compagna di Occhiuto, la sottosegretaria Matilde Siracusano - nel mirino dei pm ci sarebbe un altro manager pubblico, tale Ernesto Ferraro (numero uno di Ferrovie della Calabria), Delle altre due persone non si conosce ancora l'identità, chissà non venga fuori da qualche indiscrezione di stampa. Il Domani in edicola ieri è informatissimo, riferisce di «informazioni col contagocce dalla Procura» (e meno male che sono così rarefatte...) e voci assai insistenti nei corridoi della politica calabrese sull'inchiesta che circolavano da mesi.
Forza Italia si stringe sul suo vicepresidente: «Contro Occhiuto il nulla cosmico», «accuse risibili», «giustizia a orologeria», «è persona integerrima», dicono in coro il leader azzurro Antonio Tajani, parlamentari e eurodeputati come Davide Bellomo, Giusi Princi, Andrea Gentile e Giorgio Mulè.
Tra i nemici giurati dei fratelli Occhiuto in questi anni c'è stato anche Nicola Morra, già presidente M5s della commissione Antimafia. La registrazione di un colloquio con un ex collaboratore della famiglia Occhiuto fatta dallo stesso grillino era diventata un Dvd consegnato alla Guardia di Finanza e a un pm, successivamente nominato consulente proprio della commissione Antimafia. L'indagine non aveva portato a nulla, la baruffa tra i due con accuse reciproche di contiguità con la 'ndrangheta era finita male per Morra, costretto a risarcire con 3.500 euro Occhiuto. E la Dda guidata al tempo da de Raho non è andata oltre.
In una vicenda stranissima, tra spionaggi e soffiate, tocca alla Procura catanzarese accertare le eventuali responsabilità del governatore, a un anno scarso dalle prossime Regionali. La sinistra giustizialista già suona la grancassa: «Occhiuto chiarisca», tuona il Pd calabrese, «Voglio essere sentito presto, controllatemi tutto», è l'appello del governatore dell'altra sera ribadito ai suoi.