
La maggioranza può stare tranquilla sul fronte fiscale. Sia la riduzione dell'Irpef per il ceto medio che la rottamazione dei crediti fiscali non riscossi «possono sicuramente viaggiare insieme», ma «dobbiamo trovare le necessarie coperture». È quanto ha ribadito il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo (in foto), in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri di ieri che ha approvato un nuovo decreto in materia fiscale.
«Come il ministro Giorgetti ha detto in tante occasioni e anche io ho avuto modo di affermare, sono misure che richiedono coperture. Coperture che dovremo individuare, anche alla luce, soprattutto per quello che riguarda la rottamazione, degli esiti della commissione istituita al ministero», ha spiegato Leo. La commissione ha effettuato un monitoraggio dettagliato sul cosiddetto magazzino dei crediti fiscali affidati alla riscossione tra il 2000 e il 2024, stimato in circa 1.275 miliardi di euro. Un'enormità che rende necessaria una selezione. «Dobbiamo fare in modo di selezionare magari una parte di questo magazzino che può entrare in un meccanismo di rottamazione e valutare tempi e modalità», ha affermato.
Il tema, ha ricordato Leo, è attualmente all'esame della commissione Finanze della Camera, ma sarà comunque affrontato «in modo più completo e appropriato con la prossima legge di Bilancio». E assicura: «Le due tematiche sono all'attenzione del ministero e sicuramente si troverà una sintesi per raggiungere questi obiettivi».
Nel frattempo, dal Consiglio dei ministri è arrivato il via libera a un nuovo decreto fiscale che contiene una serie di interventi di natura tecnica e non onerosa. Tra le novità principali, lo slittamento del pagamento del saldo 2024 e dell'acconto 2025 per i soggetti Isa e per i contribuenti in regime forfettario, alla luce delle modifiche introdotte dal decreto correttivo sul concordato preventivo biennale, atteso in Gazzetta Ufficiale.
Il decreto chiarisce inoltre l'obbligo di tracciabilità delle spese di trasferta. «Dal 2025 gli strumenti tracciabili saranno obbligatori ai fini della deducibilità e dell'esclusione dalla tassazione per quanto riguarda i lavoratori dipendenti solo se sostenuti in Italia», ha precisato Leo. «Si fa chiarezza per quanto attiene alla cosiddetta tracciabilità dei pagamenti per spese di viaggio, vitto, alloggio», ha spiegato evidenziando che «c'è maggiore complessità quando il lavoratore si trova all'estero».
Confermata anche una maggiore flessibilità per i Comuni sul fronte Imu: per il 2025, gli enti locali potranno approvare le delibere relative alle aliquote fino al 15 settembre, oltre il termine ordinario del 28 febbraio. Nel decreto non figura invece la tanto attesa proroga della sugar tax la cui entrata in vigore resta fissata al primo luglio né la riduzione dell'Iva sui beni artistici. Entrambe le misure richiedono coperture finanziarie e saranno rinviate a un provvedimento successivo, ha assicurato il viceministro.
Leo ha rimarcato che il governo ha approvato in via definitiva il 16simo decreto legislativo della riforma fiscale «che rende il nostro sistema tributario ancora più semplice e vicino alle esigenze di cittadini e imprese». In particolare, è prevista una semplificazione nella trasmissione dei dati sanitari per la dichiarazione precompilata che dal 2025 avverrà su base annuale e non più semestrale e nel versamento dell'Iva per i contribuenti forfettari, che diventa trimestrale anziché mensile per le operazioni in reverse charge.
Non ha
trovato invece spazio nel testo approvato la norma sul divieto di cumulo tra il regime fiscale agevolato per i lavoratori impatriati e gli incentivi per i ricercatori e i neo-residenti. Era presente in una bozza iniziale.