"Cielle col Prof? Bugie, il Pdl rispetta i valori della Chiesa"

Raffaello Vignali, ex presidente della Cdo: "Con il Cavaliere c'è spazio per un'azione politica reale"

"Cielle col Prof? Bugie, il Pdl rispetta i valori della Chiesa"

Roma - Onorevole Raffaello Vignali, lei ciellino doc, ex presidente della Compagnia delle opere e parlamentare Pdl non seguirà Mario Mauro e non andrà con Monti. Per quale ragione?
«La prima è che nel Pdl c'è uno spazio di azione per ciò in cui credo. Nella carta dei valori non c'è nulla in contrasto con la dottrina sociale della Chiesa. E poi c'è la possibilità di un'azione politica reale».
È scettico sulla possibilità di fare questo nel polo montiano?
«Di certo nel Pdl nessuno mi ha impedito di portare avanti battaglie per me fondamentali come lo statuto delle imprese, l'Iva per cassa e quelle sulla libertà di educazione e la valorizzazione del no profit».
Dopo il passaggio di Mauro è stato scritto: Cielle si schiera con Monti.
«Cielle non si schiera. È un movimento di educazione alla fede che promuove la responsabilità personale. La gente di Cielle guarderà i programmi, le persone e poi deciderà. È sbagliato vedere Cielle come una corrente politica. È molto di più».
L'Agenda Monti è vicina alle priorità della Cdo?
«Innanzitutto somiglia più a un report di Aspen che a un programma. Non c'è accenno alla politica industriale e manca completamente qualsiasi accenno alla sussidiarietà. In questi mesi Monti ha dato ampie prove di neo-centralismo di stampo tecnocratico. L'ha detto anche Barca che di centralismo se ne intende».
Sul no profit Monti come si è comportato?
«Male, sia verso le autonomie locali che verso le autonomie sociali. Come dimostra l'Imu sul no profit che costringerà molte realtà a chiudere. È la prova che quando si pensa al welfare si ragiona soltanto in termini di welfare statale».
Monti ha mostrato attenzione verso le piccole e medie imprese?
«Ha aumentato la tassazione in un momento di difficoltà. E questo aiuta a fare decrescita, non crescita».
Cosa pensa della riforma Fornero?
«Resta valido il giudizio di Squinzi: una boiata. L'interesse di chi ha un contratto a tempo determinato è quello di ricominciare il giorno dopo la scadenza, non dopo tre mesi. È illuministico e irrealistico pensare che i contratti a scadenza diventino tutti a tempo indeterminato. Le stime indicano che si perderanno 500mila posti».
I segnali arrivati dalla Chiesa come vanno letti?
«Un apprezzamento per la figura di Monti. Altra cosa sarebbe interpretarli come un endorsement della Cei. Significherebbe contare i voti dei cattolici. Il contrario di quello che ha fatto Ruini dimostrando grande lungimiranza».
C'è spazio per un polo di centro?
«Innanzitutto il Pdl è l'unico che si sta ponendo davvero come alternativo alla sinistra. Il Centro si pone l'obiettivo dichiarato di fare da protesi alla sinistra. Il rischio è spaccare il voto moderato e dare un'ampia maggioranza alla sinistra anche al Senato».
Come si comporteranno i cattolici nelle urne?
«Alle liste di Monti andranno i voti cattolici di sinistra. Riccardi e Olivero rappresentano mondi che non hanno mai votato centrodestra».
Come interpreta il fatto che nell'agenda Monti non ci sia neppure una parola sui valori non negoziabili?
«È un fatto. C'è solo un vago riferimento alla famiglia. Ma a dirla tutta la franchigia per i figli a carico nell'Imu nasce da un emendamento voluto da noi, da Toccafondi in commissione Bilancio. L'aumento delle detrazioni per i figli a carico, idem. In compenso Riccardi ha tolto il quoziente familiare dal Piano famiglia».
Lei però resterà in un partito additato di populismo e antieuropeismo.
«Accusa incredibile. Se Bersani e Monti chiedono una patrimoniale che va a colpire il ceto medio va tutto bene. Quando Berlusconi dice che ci vuole una moneta senza tassi di interesse diversi in ogni Paese dice una cosa logica.

Berlusconi anti-europeo perché critica la Merkel? Su di lei sono cadute critiche fortissime da parte di Kohl, non è esattamente il prototipo dell'antieuropeista. Europa significa condivisione di sovranità non rinuncia alla sovranità. Tantomeno sottomissione agli interessi dei Paesi più forti».

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