Siamo alle comiche finali. Il traditore Alfano che, pur di salire sul carro del vincitore Renzi, tradisce il mandante del tradimento, Letta. Il quale Letta, per cercare di salvarsi dall'assalto di Renzi, presenta un libro dei sogni per salvare l'Italia. O meglio, un libro dei miracoli, visto che al suo interno i miliardi a disposizione si moltiplicano come neppure Gesù seppe fare con pani e pesci. E, non contento, cambia pure religione: l'altro ieri si appellava alla Provvidenza, cioè a Dio. Ieri ha svoltato sul buddismo: «Mi sento zen», ha dichiarato per descrivere il suo stato d'animo.
Più che zen, Letta sembra bollito. Come un pugile suonato mena fendenti al vento. Dice con tono minaccioso: «Le dimissioni non si danno inseguendo dicerie, Renzi dica chiaramente se vuole il mio posto». Dicerie? Ma è ubriaco? Non legge i giornali, non sente i tg? Vuole che Matteo gli spedisca una lettera, un messaggino, un fax? Se questi due, Letta e Alfano, sono i quarantenni che dovevano cambiare la politica e il Paese, per favore ridateci i Matusalemme. Saranno un po' sordi, ma le cose le capiscono al volo. Soprattutto capiscono quando è finita.
Morale. Pur di non farci votare, il terzo, indegno, ribaltone consecutivo sta provocando l'esplosione del Pd, la scissione nel Sel di Vendola (che non è unito nell'accettare o no l'invito a entrare in un prossimo governo) e dei grillini (qualcuno è tentato di passare con Renzi). Berlusconi una volta tanto è fuori dai casini: osserva, probabilmente compiaciuto, e medita. A fine rissa qualcuno dovrà bussare alla sua porta. Di nuovi inciuci, comunque, non se ne parla, se non per le riforme già concordate. Quindi Renzi dovrà vedersela da solo. Certo è che se cala le brache al primo ricatto del duo Letta-Alfano vuol dire che non era poi quel rivoluzionario che aveva lasciato intendere.
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