Al concerto per la Romagna Elly canta scatenata per Max Pezzali e gli 883 disprezzati a sinistra

Così la segretaria dem riabilita i disprezzati simboli della «musica commerciale» a "Italia Loves Romagna"

Max Pezzali a San Siro nel 2022
Max Pezzali a San Siro nel 2022
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Canta che ti passa. A Elly Schlein probabilmente passa in fretta perché canta molto, beata lei. Dopo aver canticchiato Mon Amour di Annalisa di fianco al deputato Alessandro Zan al Pride di Milano (precisa nei versi «Ho visto lei che bacia lui che bacia me»), sabato sera la segretaria del Pd ha continuato ad ascoltare musica al concertone «Italia Loves Romagna» di Reggio Emilia. In mezzo ai quarantamila del pubblico, è stata vista scatenarsi come tutti ascoltando (anche) Max Pezzali, cosa buona e giusta, per carità, ma pure in qualche modo epocale. Negli anni Novanta Pezzali e gli 883 erano uno dei disprezzati simboli della «musica commerciale», uno dei gruppi più sputacchiati (si passi il termine simbolico) dalla cosiddetta intellighentzia che valutava la musica popolare con il bilancino dell'ideologia. Canzone d'autore sì, ma solo se in linea. Invece Hanno ucciso l'uomo ragno oppure Sei un mito assolutamente no, semplici canzonette, e così qualsiasi brano che avesse come obiettivo il divertimento, la festa, il gioco. Una forzatura, ovvio. Trent'anni fa era inimmaginabile un segretario del Pd scatenarsi per Max Pezzali. Magari (anzi, probabilmente) lo faceva in privato.

Ma in pubblico sia mai. Ora invece ci pensa Elly Schlein che politicamente sarà (come dicono) un po' miope ma musicalmente ci vede benissimo. Da quando è al vertice del Partito Democratico ha coperto tutto l'arco costituzionale del pop. Ha cantato Occhi di gatto di Cristina D'Avena al karaoke. Parlando durante la direzione del Pd ha citato «le cose in comune» di Daniele Silvestri, Costruire di Niccolò Fabi («Ma tra la partenza e il traguardo in mezzo c'è tutto il resto») e anche il vincitore di Sanremo Diodato («Se i nostri elettori ci chiedessero di dedicare loro una canzone sarebbe Fai Rumore»). Insomma le manca di alludere a un pezzo di Lucio Battisti (magari I Giardini di Marzo con quel «al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti» che ci sta sempre bene) e magari a qualche slogan rap (bello il Marracash di Importante: «A tutti i ragazzi disastrati, venuti su dritti, che vivono in case cadenti, fra le rovine delle loro famiglie») e poi il neo segretario del Pd ha sdoganato tutta la musica, altro che settarismo «alla Club Tenco». Sia chiaro, chiunque ami la musica (come chi scrive), la ama a prescindere. Però è un bel segno dei tempi che la segretaria Pd non abbia alcun imbarazzo a cantare i brani che hanno segnato parti della propria vita e che canticchia magari senza neanche sapere perché. Capita a tutti.

È il pop, bellezza. Però per tanti anni (decenni) non è stato così ed è inutile ricordare le accuse di fascismo a Lucio Battisti e Mogol (i «boschi di braccia tese» ecc ecc) o le Brigate Rosse che avevano proprio i dischi di Battisti nei loro covi. Un corto circuito ormai superato da tempo.

E vedere Elly Schlein che si scatena ascoltando Pezzali conferma che politicamente non si sa, ma musicalmente il Pd ha fatto cadere il proprio muro tra musica giusta e musica sbagliata. L'unica differenza è tra musica che piace e musica che non piace. E basta.

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