Contro il grande imbroglio il Cav chiede giustizia all'Ue

Inviato a Strasburgo il ricorso contro la legge Severino sulla decadenza: "È inapplicabile". Cresce l'ipotesi della revisione del processo Mediaset. Leggi il documento

Contro il grande imbroglio il Cav chiede giustizia all'Ue

Non è finita. La sentenza letta in mondovisione dal giudice Antonio Esposito lo scorso 1 agosto, con cui la Cassazione confermava la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale nel processo diritti tv, sembrava destinata ad essere l'ultima puntata di questa lunga vicenda. Adesso c'è solo da eseguire la pena, si diceva. E invece no. Dall'inesauribile bagaglio difensivo del Cavaliere, saltano fuori due armi per cercare di azzerare sia la condanna alla reclusione, sia l'interdizione dai pubblici uffici, sia - ed è il tema più urgente - la decadenza dalla carica di parlamentare in base alla «legge Severino».
Una delle mosse era stata preannunciata, e viene formalizzata ieri: il ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo, perché dichiari illegittima la «Severino». La seconda mossa invece viene preconizzata ieri sulle pagine di Repubblica, e trova caute conferme negli ambienti difensivi («è una delle ipotesi allo studio»): Berlusconi si preporrebbe a chiedere la revisione del processo, il rimedio eccezionale che il codice consente quando, dopo una condanna definitiva, nuove prove emergono a illuminare una realtà diversa.

Esattamente questo sarebbe accaduto nel caso dei diritti tv. Le sentenze fatte proprie dalla Cassazione sostenevano che Berlusconi avrebbe gonfiato il costo dei film essendo «socio occulto» di Frank Agrama, grossista americano. Solo gli accordi sottobanco tra Agrama e Berlusconi, si legge nelle sentenze, spiegano perché Mediaset si rivolgesse al mediatore, invece che fare accordi direttamente con la Paramount. Ma il 3 settembre scorso il Giornale raccontava che in un processo svizzero un testimone diceva esattamente il contrario: e cioè che Agrama era un imprenditore a tutti gli effetti, e che rivolgersi a lui era l'unico modo per ottenere i film. Anche la tv svizzera, infatti, dovette rivolgersi ad Agrama. Dice il teste, responsabile finanze della tv elvetica Sgr: «In seguito ad alcune tensioni tra Rai e Mediaset, la Paramount aveva cessato per diversi anni di trattare direttamente con i diffusori italiofoni. Di conseguenza la tv svizzera di lingua italiana ha dovuto rivolgersi alla società Wtltd (cioè ad Agrama, ndr) la quale era in possesso dei diritti esclusivi». Il vecchio Frank, insomma, non sarebbe stato il fantoccio di Berlusconi descritto nelle sentenze.

È o non è una novità tale da rendere inevitabile riaprire il caso? A deciderlo, se l'istanza venisse presentata, sarebbe la Corte d'appello di Brescia. Ai giudici bresciani toccherebbe anche valutare la richiesta che sicuramente accompagnerebbe la richiesta dei legali del Cavaliere: sospendere, in attesa della decisione, l'esecuzione della pena. Stop quindi alla pratica di affidamento ai servizi sociali o di arresti domiciliari, che Berlusconi dovrebbe altrimenti presentare entro il 16 ottobre. E stop, verosimilmente, anche alla pratica di decadenza dal Senato, avviata su input della procura milanese in base alla legge Severino.

Proprio contro la legge Severino parte, intanto, l'offensiva annunciata da Berlusconi sul fronte europeo. È un ricorso, e fa un certo effetto leggerne l'intestazione, di Silvio Berlusconi contro la Repubblica Italiana, perché questo prevedono le procedure della Corte di Strasburgo. Berlusconi chiede che l'Italia venga condannata per violazione dell'articolo 7 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo, che il nostro paese ha sottoscritto e fatta propria. A violare i diritti umani, secondo il ricorso firmato personalmente dal Cavaliere, è proprio la legge Severino. Ed è per questo che il ricorso chiede che all'Italia venga ordinato di rimuovere quella legge.

Perché la «Severino» violerebbe la convenzione di Strasburgo è spiegato nelle ventotto pagine del ricorso. Due, essenzialmente, i motivi. Da un lato viene contestata la retroattività della norma; dall'altro Berlusconi sostiene che la vera vittima della nuova legge è la sovranità popolare, perché viene privato del suo posto un parlamentare che ha ricevuto l'investitura degli elettori.

Sproporzionata e indiscriminata sarebbe, oltre alla norma sulla decadenza, anche quella che gli impedisce di candidarsi per almeno sei anni: «L'incandidabilità per un periodo minimo di sei anni risulta tanto più intollerabile ove si consideri l'esiguità della pena da scontare (un anno) a seguito dell applicazione dell'indulto, le gravissime ripercussioni che l'incandidabilità produce su prosieguo della carriera politica del ricorrente anche in ragione della sua età (77 anni) ma soprattutto il fatto che egli è il leader indiscusso da quasi vent'anni di una delle principali forze politiche italiane e che la sua espulsione dallo scenario politico avrebbe l'effetto d avvantaggiare i partiti avversari».

Berlusconi chiede che l'Italia venga condannata anche perché la Severino, stabilendo che deve essere il Parlamento a sancire la decadenza dei condannati, mette di fatto il suo destino nelle mani dei suoi avversari: «Affidare al Parlamento il compito di decidere la sorte del mandato parlamentare si presta per sua natura ad arbitrii delle forze dominanti che compongono la maggioranza parlamentare», aprendo la porta a «pericolose manipolazioni in cui le ragioni del diritto possono essere facilmente piegate al servigio di obiettivi politici».

Ma la violazione più marchiana delle norme di Strasburgo è per Berlusconi la retroattività della legge: che contravverrebbe platealmente al principio per cui a nessuno può essere applicata una sanzione che non era prevista all'epoca in cui commise il reato.

Il Cavaliere chiede che la Corte europea affronti il suo ricorso «in via prioritaria». Nell'attesa, il Pdl - per bocca di Osvaldo Napoli - chiede che il Senato sospenda applicazione della norma e l'espulsione del Cavaliere.

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