Corruzione, 3 sì alla Camera Passa la legge che salva il Pd

Via libera con la fiducia alla norma che prescrive il reato contestato a Penati, ex braccio destro di Bersani. Il Pdl annuncia le barricate al Senato. Gasparri: «C’è un limite a tutto»

Corruzione, 3 sì alla Camera  Passa la legge che salva il Pd

È con il secondo voto di fiducia che passa alla Camera la norma «salva-Penati». Nell’articolo 13 del disegno di legge anticorruzione si riduce la pena e la prescrizione per il nuovo reato di concussione per induzione, quello che riguarda l’ex braccio destro di Pier Luigi Bersani.

Il Pdl lo vota per «senso di responsabilità», ma avverte che la norma va corretta al Senato. In aula Manlio Contento accusa il ministro della Giustizia, Paola Severino, di non aver seguito le indicazioni dell’Ocse, riportando la concussione all’interno della corruzione, perché così sarebbe saltato il processo contro Silvio Berlusconi per il caso Ruby, ma di aver regalato al Pd la prescrizione di Penati. «Quindi - dice - non una norma ad personam ma contra personam».

Il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, annuncia che così formulato quell’articolo a Palazzo Madama non passerà. «Non ho alcuna intenzione - afferma - di dare il mio consenso ad una norma pro corrotti travestita da anti corruzione. Quando il provvedimento sarà al Senato approfondiremo la questione, ma sia chiaro fin d’ora che c’è un limite a tutto».

È la giornata delle tre fiducie sui nodi più delicati del provvedimento anti-corruzione, che oggi arriverà al voto finale. Anche se la stessa Severino già da martedì ha aperto a correzioni in seconda lettura. Molti condividono la previsione di Carmelo Briguglio del Fli: le forze politiche licenzieranno il ddl alla Camera «per poi “assassinarlo” al Senato».

Alle 13 inizia la prima votazione, e con 471 sì, 75 no e 7 astenuti (contro Idv e Lega, Fli non partecipa al voto) ottiene il via libera l’articolo 10, che impegna il governo ad adottare entro un anno un decreto legislativo per impedire l’elezione a parlamentare nazionale ed europeo, consigliere regionale, provinciale, comunale e circoscrizionale di chi ha una condanna definitiva per reati gravi come mafia, terrorismo e contro la Pubblica amministrazione e per tutti gli altri con pene oltre i 3 anni.

Non mancano le polemiche, soprattutto dall’Udc, sul fatto che presumibilmente i limiti varranno solo dopo il 2013, dalla legislatura del 2018. Anche se il Pd con un ordine del giorno chiede all’esecutivo di applicare le norme alle prossime elezioni e i ministri Severino e Filippo Patroni Griffi, assicurano che così sarà.

Il momento delicato arriva alle 15, quando si vota la seconda fiducia sull’articolo 13, che riscrive i reati di corruzione e concussione e introduce quelli nuovi di «induzione», di «traffico illecito di influenze» e di corruzione per l’esercizio della funzione: 431 favorevoli, 38 astenuti, 71 contrari. Rispetto alla prima fiducia calano di 30 voti i sì, aumentano di 31 gli astenuti, mentre i no sono 4 di meno.

Nel Pdl i malumori si fanno sentire: i contrari sono 2, gli astenuti 24, gli assenti 35. Bisognava garantire la vita al governo Monti, spiega la portavoce Anna Maria Bernini, ma non convincono diversi punti, a cominciare da «formulazione e prescrizione del reato di concussione per induzione, che il Pd (dopo avere per anni letto ogni norma come ad personam a vantaggio di Berlusconi) ha costruito su misura per salvare Penati».

Il partito di Bersani, naturalmente, respinge le accuse. «Non c’è nessuna norma di favore per imputati eccellenti, né per Penati né Berlusconi. Il reato di cui è accusato Penati è già prescritto con la legge in vigore», protesta Donatella Ferranti. Sarebbe stata proprio lei a tentare prima di cancellare l’emendamento voluto dalla Severino e poi a fare marcia indietro, per ordini di scuderia. La Guardasigilli getta acqua sul fuoco: «La polemica si esaurirà, agli italiani interessa una buona legge».

Alle 18 comincia il terzo voto di fiducia, sull’articolo 14 che introduce la corruzione tra privati: 430 sì, 70 no e 25 astenuti. Uno dei più critici è l’ex ministro Renato Brunetta.

Spiega di non poter votare gli articoli sotto fiducia: il testo originario, firmato da lui e Alfano, è diventato «una fuga in avanti che produrrà solo aberrazioni».

Oggi il rush finale, dopo il voto sugli articoli sui quali non è stata posta la fiducia e l’esame di 16 ordini del giorno. In diretta televisiva alle 12 ci saranno le dichiarazioni di voto e poi l’approvazione.

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