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Così dubita anche chi crede che un figlio sia un «diritto»

diImmaginate una coppia d'innamorati, immaginate la gioia di una gravidanza arrivata non grazie alla cicogna ma alla fecondazione assistita dopo anni di sofferenza, di presunta sterilità, magari per cause diverse da quelle mediche, per via dello stress, dell'età, dello sperma lento, degli ovuli poco numerosi o ciechi. E adesso immaginate un dialogo come questo: «Tesoro sai quella Fivet che abbiamo fatto al Pertini, tre mesi fa?».
«Eh come no? Aspettiamo due gemelli... li volevamo tanto...». «Beh, ecco in effetti i gemelli non sono nostri ma di quella coppia simpatica, ti ricordi lui fa l'architetto e lei l'arredatrice, o forse sono dell'altra coppia che ha fatto l'inseminazione il nostro stesso giorno, lei fa giornalista e lui l'avvocato te li ricordi? Erano anni che ci provavano come noi, anche loro volevano tanto un bambino!». «Ma che dici? Mica abbiamo fatto una fecondazione eterologa! Tesoro... non mi avrai mica nascosto qualcosa, vero?».
Benvenuti nel pianeta mondo, paese Italia, tra l'altro uno dei più reticenti nel far «penetrare» la fecondazione nel sistema medico nazionale; infatti, per via delle leggi contrarie fino a poco tempo fa la nostra coppia sarebbe dovuta emigrare in Spagna, in Svizzera o negli Stati Uniti, non al Pertini di Roma per essere sottoposta ad una Fivet. Un tempo l'increscioso equivoco con risvolti profondi sulla vita di tutti i protagonisti della vicenda si limitava alla fase successiva al concepimento, piuttosto allo scambio di neonati nelle culle e quindi di identità che in alcuni casi veniva scoperta (a volte con un involontario effetto comico), ma comunque rimaneva nel campo del reale, della vita ormai partorita che in qualche modo è sottoposta alle leggi di quello che gli antichi chiamavano, con una sorta di timore reverenziale, fato. Oggi ai tempi delle relazioni nate online, del sesso virtuale, della manipolazione genetica tempi in cui i progressi della scienza sono così avanzati da darci la vertigine di poter sfidare le leggi della natura, gli effetti collaterali strabordano pericolosamente in un surreale che può assumere tinte macabre e penetrare nel campo delle scelte etiche e morali che prima, al tempo della scelta di intraprendere la strada dell'inseminazione, avevano preferito non valutare.
La situazione che deve affrontare la coppia oggi infatti è un rompicapo a soluzioni multiple: ovuli fecondati (a questo punto è lecito chiederci se fecondati dallo sperma giusto) impiantati nell'utero sbagliato; o forse ovuli fecondati (dallo sperma sbagliato?) impiantati nell'utero giusto. Oppure l'ovulo della coppia A fecondata dallo sperma della coppia B, impiantato nell'utero della coppia C e così via. Le soluzioni sono tante quante le coppie che in questo caso hanno fatto l'inseminazione al Pertini, ovvero quattro; fate voi dunque le possibili combinazioni e chi indovina, vince una Fivet gratuita, non al Pertini però, dato che il reparto adibito alle fecondazioni ha, purtroppo per voi, dovuto chiudere i battenti mentre sta verificando la paternità dell'errore. Questa ironia non è gratuita ma è leggera quanto lo sono a volte le nostre scelte. Personalmente non sono contro l'inseminazione artificiale e sono assolutamente aperta ai progressi della scienza che tra l'altro agevolano il processo di emancipazione femminile in tempi in cui le competenze al femminile si fanno breccia in politica e ai vertici delle grandi aziende pubbliche (almeno così Matteo Dixit).

Di fronte a una storia agghiacciante come questa, il cui esito potrebbe essere nel peggiore dei casi addirittura un aborto, penso alla Natura con la N maiuscola, quella natura Matrigna di Leopardiana memoria e alle sue leggi fondanti che in fondo vincono sempre sui vani tentativi umani di dominarla.

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