Roma - Fondare un’impresa? Aprire un negozio? Macché, il vero affare in Italia è fondare un partito. Non si paga l’Imu sulle sedi, non si pagano bolli e imposte di registro, ci sono sconti fiscali di ogni tipo, e soprattutto basta poco (l’1 per cento o un solo eletto) per ricevere bonifici da centinaia di migliaia o più spesso da milioni di euro pubblici, da usare a piacimento. Una pacchia, per legge, quella sui cosiddetti rimborsi elettorali, maquillage con cui è ricomparso, pochi mesi dopo l’abolizione tramite referendum nel ’93, il vecchio finanziamento ai partiti. Il bello è che l’attuale finanziamento ai partiti costa molto più di quello della prima Repubblica.
L’ultima elezione col vecchio sistema, nel 1992, è costata alle casse pubbliche circa 30miliardi di lire, pari (aggiornati con gli indici Istat) ad attuali 25 milioni di euro. E invece nel 2008, quanto sono costate le elezioni politiche in rimborsi ai partiti? 500 milioni di euro, il costo standard di una tornata elettorale nazionale.
Altri 200 milioni di euro per le elezioni regionali, 230 per le europee. Solo di rimborsi elettorali, dal 1994 ad oggi, siamo a oltre 2,7 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti i 70 milioni di euro annui destinati ai gruppi parlamentari e gli altri milioni investiti per i giornali di partito. In totale almeno 3 miliardi di euro, la maggior parte negli ultimi dieci anni, coi ritocchi al rialzo delle quote. Peccato che ne abbiano spesi un quinto. Limitandoci alle regionali del 2010 sappiamo che il Pdl ha speso 20 milioni per la campagna elettorale.
E quanti ne riceve di «rimborso»? Cinque rate annuali da 10,6 milioni, per un totale di 53 milioni di euro, due volte e mezzo la spesa sostenuta. Il Pd ha tirato fuori, sempre per le regionali 2010, 14 milioni di euro, ma ne riceverà in cambio dallo Stato 51, più del triplo. La Lega ha speso 8 milioni per la campagna elettorale, ma da Roma (ladrona) ne incassa quasi 25, mentre l’Udc ha impegnato 6 milioni per far eleggere i suoi consiglieri regionali e ne riceve undici, quasi il doppio.
Poi ci sono i partitini, che devono affrontare costi decisamente più bassi, essendo a rimorchio delle coalizioni, ma incassano ugualmente un lauto rimborso pubblico. Il Partito dei Pensionati riceverà cinque rate da 177.000 euro (885.000 euro complessivi) per le ultime regionali, a fronte di una spesa di40.000 euro. I Verdi-Verdi, lista civetta presente quasi solo in Piemonte, incasseranno 300.000 euro di rimborso elettorale. L’Alleanza di Centro di Pionati dividerà con la Democrazia Cristiana più di 550.000 euro. E via così, con altri sessanta partiti e partitini seduti alla stessa tavola imbandita di soldi pubblici. Dentro ci sono anche i partiti fantasma, che non esistono più politicamente, ma incassano lo stesso. Come la Margherita, che da quando si è sciolta, nel 2007, ha continuato a ricevere fondi per oltre 50milioni di euro, gestiti com’è noto dal tesoriere Luigi Lusi. Ma sono vivi e vegeti anche i DS, l’Ulivo, la Casa delle Libertà, Alleanza Nazionale, Forza Italia, l’Unione.
Come anche le vecchie liste civiche dei candidati governatori, che andranno avanti per cinque anni a incassare le rate del rimborso: I Pugliesi per Rocco Palese, Insieme per Bresso, Insieme Cambiamo Lista Renata Polverini, tutti figuranti tra i beneficiari dei bonifici pubblici nel 2011. E poi ci sono i partiti all’estero, quelli che si presentano per esempio nella circoscrizione Sud America, come l’Ais (Associazioni Italiane in Sudamerica), che ha ricevuto 175.284 euro nel 2008 e 185.280 nel 2009. Per fare cosa? Un sacco di iniziative e congressi politici, tra San Paolo del Brasile, l’Argentina, il Venezuela...
In totale una montagna di soldi, lievitata del 1.110 per cento dal 1999 al 2008, ma che tuttavia non impedisce ai partiti di finire in rosso. Ad esempio, malgrado stiano ricevendo, dal 2008 ad oggi, la bellezza di 650 milioni di euro, i tre partiti Pdl, Pd e Udc hanno chiuso l’ultimo bilancio in disavanzo. Ma dove li mettono tutti questi soldi? Già, ecco la domanda da un milione di euro... Quelli che possono chidere conto di come i partiti spendono i soldi sono i membri di un collegio, quello dei Revisori della Camera, nominato dall’ufficio di Presidenza di Montecitorio. Però i cinque tributaristi che lo compongono scrivono a chiare lettere nella relazione alla presidenza che «il Collegio limita la propria indagine al rispetto formale degli obblighi previsti dalla legge» e che quindi il controllo «non si estende alla verifica della corrispondenza tra i fatti gestionali rilevati nei documenti con l’effettiva situazione fattuale, né tanto meno, al riscontro di eventuali omissioni di carattere sostanziale nelle rilevazioni contabili, ritenendo tali indagini non rientranti nella competenza di questo Collegio».
Che significa? Che non possono chiedere le fatture, gli scontrini, le prove che quanto i partiti dicono di aver speso sia stato speso effettivamente come dicono. Un milione di euro messo in bilancio alla voce «propaganda elettorale»? Magari è servito al tesoriere per comprarsi un attico in centro a Roma, i revisori non possono verificarlo. Cinquantamila euro dichiarati come spesa per «rinnovo mobili sede nazionale»? Magari invece sono serviti per una Bmw del figlio del leader, il collegio non può saperlo. E la Corte dei conti? Non può aprire le casseforti dei partiti, anche se sono piene di soldi pubblici, perché i partiti sono come condomini, tennis club, bocciofile: associazioni di privati cittadini. Quando i 300milioni di euro annuali che lo Stato gira ai partiti finiscono lì, diventano soldi privati. Radicali e Di Pietro vogliono un nuovo referendum per l’abolizione, mentre Alfano-Casini-Bersani si dicono pronti a riformare la legge, per evitare che i soldi finiscano in cattive mani. E il fiume di soldi ai partiti è enorme.
Solo dal 2008 ad oggi, il Pdl ha maturato diritto a 350 milioni di euro, il Pd a 243, la Lega 89milioni, l’Udc 60milioni, l’Idv (che ora dice di non volerli) ne ha presi 55 di milioni in dieci anni. Fondare un partito è un business. Sarà per questo che negli ultimi dieci anni ne sono nati a dozzine nuovi di zecca?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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