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«Così si difende il diritto dei genitori ad avere figli sani»

«Responsabilità, consapevolezza. Informazione» Sono queste le parole che usa Maria Antonietta Coscioni il giorno della sentenza di Strasburgo. Lei, che sulla legge 40 è sempre stata nemica, oggi, tira un sospiro di sollievo. «Il paradosso è che l'utilizzo della tecnica è vietata se si tratta di un nascituro, ma il progresso e la scienza vanno usate se si tratta di persone malate. Allora diventano terapie salvavita. Un ricatto morale bello e buono, una strumentalizzazione del progresso».
Una prima vittoria dei radicali?
«Sì, è stato un passo importante e serio. Le corti europee danno finalmente ragione ai radicali e all'associazione Luca Coscioni che questa legge medioevale, punitiva e retrograda, hanno avversato e combattuto fin dal primo giorno».
Cosa risponde a chi vi accusa di volere l'eugenetica?
«Ma qui non si tratta di selezionare il colore degli occhi. Qui si parla di malattie serie. Ci sono due genitori che vivono una situazione terribile. Dopo aver dato alla luce la loro prima figlia, hanno scoperto di essere portatori sani di una malattia, terribile e mortale, la fibrosi cistica. Stanno lottando per avere la possibilità di procreare figli sani. Non stanno facendo questa battaglia per scegliere il colore degli occhi. È un loro diritto sapere, poter scegliere in modo responsabile»
Cosa farete adesso?
«Toccherà al nuovo Parlamento predisporre e votare una legge rispondente agli interessi della coppia e corrisponda al comune sentire. Credo che fin da ora sia giusto chiedere a Bersani, Di Pietro, Grillo e Vendola un impegno in tal senso».
Non ha nessun diritto il feto?
«Certo, ha il diritto di nascere sano. La scienza glielo permette. Parliamo invece del diritto dei genitori. C'è una legge che non gli permette di capire in anticipo, ma allo stesso tempo offre loro la possibilità di abortire il nascituro. Non è questo abominevole? Pensiamo solo alla sofferenza e all'impatto psicologico che questo evento può avere sulla coppia. E invece tutto questo potrebbe essere evitato».
Fino a che punto la scienza può intromettersi nel diritto sulla vita?
«Chi si inorridisce davanti alla sentenza di Strasburgo e parla di eugenetica dovrebbe essere coerente e avere il coraggio di vietare l'aborto. Noi da sempre ci battiamo per maggiore informazione. Il nostro slogan è sempre stato: maggiore informazione meno aborti. Lo stesso vale in questo caso. Con l'informazione che la scienza è in grado di fornirci, non ci sarebbero aborti. Anche all'interno del nostro corpo c'è una continua selezione naturale. La scienza, in questo caso, ci può dare la possibilità di procreare in modo responsabile e avere figli sani. Non mi sembra una cosa così incivile e aberrante. La maggior parte degli Stati in Europa lo permette.

Perchè in Italia no? Perchè non si vuole risparmiare alle coppie italiane tanta sofferenza?».

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