La Costituzione usata come un'arma

Si sta affermando ormai senza più freni una generalizzata tendenza alla disgregazione politica, sociale e morale dell'Italia. Credendo di rappresentare un argine, sono invece acceleratore della disgregazione certe levate di scudi degli zombie della Costituzione

Si sta affermando ormai senza più freni una generalizzata tendenza alla disgregazione politica, sociale e morale dell'Italia. Da qui derivano spazi per crescenti improprie, ampie e devastanti influenze internazionali sulla conduzione del nostro Stato e insieme lo svilupparsi di proteste non prive di giustificazioni ma sempre più irrazionali come testimonia un Beppe Grillo che da una parte vorrebbe tutti in galera, dall'altra plaude a chi sfascia le teste ai poliziotti. Credendo di rappresentare un argine, sono invece acceleratore della disgregazione certe levate di scudi degli zombie della Costituzione, di chi agita antichi e nobili principi per conservare uno stato di cose marcito. Bell'esempio di questo modo di agire è Valerio Onida che disquisisce di Regioni e Stato, di come difendere secondo i dettati della Carta le ragioni delle prime evitando un voto comune con quello politico nazionale. È la cosa più simile a Maria Antonietta che proponeva di dare brioche al popolo senza pane. Le Regioni in parte per colpe loro in parte per un'orchestrata campagna sono in una crisi così profonda che si risolve solo insieme a quella dello Stato nazionale: frammentare le elezioni serve esclusivamente, oltre che a buttare via soldi, a inasprire il clima sociale e politico. Comprendiamo che certi mandanti di Onida (così come di un Umberto Ambrosoli non per nulla del consiglio d'amministrazione della Rcs) pensino di accelerare un voto che consenta di mettere le mani sullo strategico assessorato alla Sanità: però sarebbe opportuno che almeno non sollevassero argomenti costituzionali. Ancora più radicale nel suo zombismo pro-Carta è Gustavo Zagrebelsky che appena consumato il suo lavorio antiberlusconiano di stile non solo extraparlamentare ma anche extranazionale, si mette a invocare (proprio lui che voleva la messa all'indice di chi stava a «destra») contro Grillo la funzione di «compromesso e mediazione» del Parlamento. E corre ad accusare il suo compagno di merende antiberlusconiane Paolo Flores d'Arcais di nichilismo perché vuole sfasciare tutto votando Matteo Renzi alle primarie del Pd e poi Grillo. Contro questi nuovi nemici Zagrebelsky invoca il «partito della Costituzione»: insomma una Carta della Repubblica che non sia quella cornice che deve essere per regolare il conflitto democratico, ma l'arma di una «parte» (i padroni della Costituzione) contro tutti gli altri. Vi è in questa posizione, che se la prende innanzi tutto con quelli che chiedono (anche a sinistra) una nuova fase costituente, non solo la schietta vocazione reazionaria di chi non sa cogliere il nuovo, ma anche la disperazione dell'apprendista stregone che ha generato mostriciattoli di tutti i tipi (da Grillo a Flores d'Arcais) e non sa più come riprenderne il controllo.

Non sarebbe male in questo contesto che sia nel centrodestra sia gli uomini di buon senso a sinistra prendessero atto che causa della crisi della nostra politica è quella dello Stato e che a ciò bisognerebbe urgentemente rimediare.

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