«In commissione Covid si lavora troppo». Anche il Fatto quotidiano entra nel soccorso rosso a Giuseppe Conte e Roberto Speranza, la cui gestione «caotica e creativa» della pandemia è nel mirino dell’organismo parlamentare. Il bello è che, dopo averne ostacolato i lavori per ben due anni, Pd e M5s si lamentano che si lavora troppo speditamente. E così i commissari di Pd e M5s, azionisti di maggioranza del governo giallorosso di Conte, pretendono di avere più tempo per valutare le audizioni. Il quotidiano diretto da Marco Travaglio oggi in edicola pubblica la lettera che le opposizioni hanno mandato ai presidenti delle Camere lamentando due doglianze: una di carattere organizzativo e una «politica». Da mesi secondo i parlamentari di centrosinistra - estratti a sorte perché nessuno voleva far parte di questa commissione - accusano il calendario delle audizioni, «in orari complicati, di buon mattino o a tarda sera. Anche il lunedì e il venerdi - giorni dedicati al «riposo» e al ritorno a casa - e spesso con pochissimo preavviso. «Non abbiamo il tempo di approfondire i dossier», è il mantra dei commissari Pd e M5s, che portano a esempio l’audizione del capo della Protezione civile Fabio Ciciliano del 3 giugno «comunicata solo il 30 maggio con il ponte del 2 giugno di mezzo», quella del funzionario delle Dogane Miguel Martina «convocata il venerdì pomeriggio per il lunedì successivo» lo scorso settembre, fino alla contestata audizione del comandante della Guardia di Finanza Eugenio Mormorale, nella quale Pd e M5s avevano definito «approssimativo» il lavoro di indagine e di ricostruzione delle Fiamme Gialle dietro il traffico di mascherine cinesi farlocche e pericolose nella prima ondata e delle mediazioni milionarie finite in tasca anche agli amici del commissario all’Emergenza Covid Domenico Arcuri.
Insomma, la colpa è del presidente della commissione Covid Marco Lisei (Fdi). Che questa mattina è stato vittima a Bologna di una gravissima aggressione dei collettivi studenteschi, che gli hanno fisicamente impedito il suo ingresso al liceo classico Minghetti dalla porta principale, come denuncia il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami. È colpa di Lisei se i parlamentari lavorano troppo, peraltro con tabelle di marcia comunque decise collegialmente tra tutti i partiti in Ufficio di presidenza), privilegiando di comune accordo le sedute di lunedì e venerdì quando i lavori delle Camere sono sospesi. La commissione che per qualcuno era «una farsa» sta portando a casa talmente tanti risultati che i commissari si lamentano perché lavorano con ritmi serrati.
Peccato che la «scarsa» preparazione non riguardi i commissari di centrodestra, sempre preparati alle audizioni nonostante il «poco preavviso». D’altronde, i commissari Pd e M5s - a differenza di altri partiti - non hanno nemmeno voluto indicare dei consulenti per assisterli nell’organizzazione delle domande e nella preparazione dei dossier, salvo poi pretendere di sfruttare quelli indicati dalla presidenza o dalla maggioranza e persino insultarli o chiederne l’estromissione dall’aula in una seduta a porte chiuse di un Ufficio di presidenza della scorsa estate.
Alimentando il sospetto che, vista l’imbarazzante gestione della pandemia targata Conte e Speranza, sarebbe stato difficile trovare dei consulenti disposti a difendere l’operato del governo, sbugiardato persino dai membri del Cts che solo oggi hanno trovato il coraggio di dire che no, durante la pandemia non è andato tutto bene neanche per sbaglio.