da Milano
«Le probabilità di ripresa nel 2009 appaiono ora nulle, schiacciate dalla crisi bancaria che rischia di avvitarsi in una pericolosa spirale con leconomia reale». Non lascia molto spazio allottimismo lultima analisi del Centro Studi Confindustria (Csc), che prevede per lItalia recessione sia questanno (meno 0,2%), sia il prossimo (meno 0,5%), in netto peggioramento rispetto alle stime elaborate un mese fa (rispettivamente meno 0,1 e più 0,4%).
Ma il morso della crisi le famiglie lo stanno sperimentando ormai da mesi. Tagli alle spese, rinunce anche ai generi di prima necessità, meno viaggi, più tram e meno automobile, questultima ormai usata col piede di velluto per non pigiare troppo sullacceleratore. Si risparmia, con un mood recessivo. Il ritmo dello shopping è blues, malinconico. Sarà così anche nel 2009, altro annus horribilis per le compere secondo il vaticinio di Confindustria (-0,6% le spese private).
Cinghia tirata, insomma. Soprattutto per i beni durevoli, cioè quelli destinati a durare più di tre anni. Spesso i più cari. Dunque da eliminare in tempi di ristrettezze finanziarie. Lauto è il caso più emblematico: se si esclude il dato sulle vendite in settembre, un meno 5,5% «drogato» dai noleggi e dalle immatricolazioni di vetture a «chilometri zero», la situazione è da serbatoio vuoto. Al punto che, qualche giorno fa, il numero uno della Fiat, Sergio Marchionne, ha chiesto allUe un aiuto per il settore europeo da 40 miliardi di euro.
Lauto finisce per richiamare le spese per i trasporti, calate del 9% nei primi otto mesi. Lo dice Confcommercio (che prevede un Pil 2009 in calo dello 0,3%). Colpa, naturalmente, dei prezzi dei carburanti. Le cose potrebbero essere migliorate nellultimo periodo, visto che dai picchi di luglio il costo della benzina è sceso di circa 20 centesimi il litro e di 26 per il gasolio. Un sollievo, però forse non ancora sufficiente a indurre gli italiani a mettere da parte la prudenza al momento di acquistare un paio di mocassini o il tailleur autunnale (-2,7% calzature e abbigliamento) e i generi alimentari (-3,4%).
La mancanza di fiducia sembra infatti essere lelemento-chiave in grado di spiegare la disaffezione allo shopping. Una leva malefica alimentata dal livello dei disoccupati (al 7,3%, massimo dal 2005), dal timore di perdere il posto e, spesso, dalle rate crescenti dei mutui che mettono a dura prova i bilanci familiari. La Banca dItalia, nellultimo Bollettino di luglio (quello di ottobre sarà diffuso domani), ricordava che alla fine del biennio 2008-09 il potere dacquisto rischiava di risultare inferiore a quello 2007 per effetto del peggioramento del reddito disponibile reale del settore privato, che «verrebbe compresso dagli effetti della maggiore inflazione». Uninterpretazione che Confindustria non sembra però condividere, ricordando come gli aumenti retributivi abbiano compensato in questi mesi landamento dellinflazione.
La discesa dei prezzi al consumo, visti da Confindustria in calo al 2% a fine 2009, è una buona notizia. Legata a filo doppio al deciso raffreddamento delle quotazioni petrolifere, responsabili, a causa del picco di quasi 150 dollari toccato a metà luglio, delle fiammate del carovita nei mesi scorsi. Il ripiegamento lascia spazio, in base alla valutazione del Csc, a ulteriori tagli da parte della Bce, che entro giugno 2009 potrebbe portare i tassi dal 3,75 al 2,75%.
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