Sarà che il confine tra il vero e il falso, tra il reale e il virtuale, è diventato sottile come una linea rossa ma noi italiani non siamo più un popolo di santi, navigatori e poeti ma di cacciaballe patentati. Bugiardi per necessità, per quieto vivere, per opportunismo. Bugiardi perchè c'è la crisi giura il sociologo Franco Ferrarotti all'Adnkronos, perchè il vorrei ma non posso è un formidabile «moltiplicatore di bugie, usate per nascondere verità imbarazzanti, l'impossibilità di comprare un regalino a un figlio o di offrire una cena alla fidanzata». Bugiardi anche perchè è la realtà a essere falsa. La verità non è glamour, è dura, antipatica, senza sfumature, provvisoria come tutte le verità, eppure inesorabile nel darci torto. Allora meglio il probabile del vero, il possibile del certo, meglio il democratico «non esiste una sola verità ma ognuno ha la sua verità», cioè la bugia su misura che si sposa meglio ai pregiudizi di tutti. La bugia ha una magia che la verità non ha: rende tutto possibile, conferma tutte le ipotesi, affascina, sorprende, diverte. Ed è più facile che diventi una certezza della verità stessa.
Le cifre che girano sono le stesse da anni, ma anche senza aggiornamenti in tempo reale difficile che siano migliorate. Diciamo quasi 4 milioni di frottole al giorno, più di 114 milioni al mese, per un totale di un miliardo e 400 milioni all'anno, escluse quelle raccontate ai bambini. Dodici anni fa come oggi. Sette italiani su dieci, certificava una ricerca di Astra Demoskopea, era convinto che i più bugiardi fossero i politici, figuratevi adesso, poi commercianti e pubblicitari, più dei criminali incalliti, giuda di professione. Sei su dieci invece sono certi che i più bugiardi siano i giornalisti: per cui se volete continuare a leggere almeno siete avvertiti. Ma può darsi che anche questa sia una bugia.
A creare false verità e vere menzogne ci sono anche le nuove tecnologie. Una ricerca di Redshift Research spiega che il 53% degli italiani mente a proposito di se stesso su Facebook, Twitter e social network assortiti. Come se non ce ne fossimo accorti. Il tutto per meritare un pubblico, per contare qualcosa, per dimostrare di esistere. Quando si ha poco da dire si inventa, quando si sposa una causa si falsifica il vero a fin di bene, anche se non si è capito bene quale sia il bene. La riproduzione rende il falso vero, l'idea originale su internet diventa di tutti e quindi di nessuno, il mercato premia ciò che è comodo e nulla è più comodo di una bugia. «Internet è un'enorme pattumiera dove si ricicla qualunque cosa: dai filosofi antichi, alla grande etica, alla pedofilia, fino alle istruzioni per costruire una bomba. Dunque, in questo caos e grazie all'anonimato mentire è facilissimo» dice sempre Ferrotti. Come dargli torto...
Poi c'è la realtà virtuale, la cybercultura, che moltiplica le second life, gli avatatar, gli alter ego. Dove giochi a vivere, invisibile, asincronico e dissociato. Secondo la scienza irriducibili mentitori e manipolatori assortiti hanno una struttura cerebrale diversa dagli altri che li rende immuni ai rimorsi, quindi più predisposti alla menzogna: hanno cioè più materia bianca che grigia. Man mano che aumenta la nostra velocità di pensare però, spiegano gli esperti di neuroscienze, ci saranno sempre più persone incapaci di ricorrere ai propri ricordi emotivi per stabilire ciò che è bene e ciò che è male, figuriamoci ciò che è vero e ciò che è falso. Si mente nell'ordine per fare carriera, per essere lasciati in pace, a fin di bene.
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