Dimissioni Benedetto XVI, da Georg allo Ior, le ultime scelte prima di andarsene

La Curia non sa ancora che fare. Tranne pochissimi cardinali

Dimissioni Benedetto XVI, da Georg allo Ior, le ultime scelte prima di andarsene

Roma - Più passano i giorni, più è evidente l'impreparazione della Curia davanti alle dimissioni senza precedenti del Papa. Come si chiamerà? Vestirà di bianco? A che titolo sarà inserito nell'Annuario pontificio? E soprattutto: quando sarà aperto il Conclave? Perché lasciare 15 giorni di sede vacante (previsti dal diritto canonico) senza esequie da celebrare?

Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, lascia le domande aperte. «Non sono semplici questioni di forma, ci sono aspetti giuridici e i significati per la vita della Chiesa che vanno visti con attenzione», spiega. Ieri Benedetto XVI ha nominato monsignor Giuseppe Sciacca uditore generale della Camera apostolica, cioè consigliere giuridico del cardinale camerlengo al quale tocca dettare i tempi verso il Conclave. Sarà monsignor Sciacca a sciogliere molti nodi, ma per padre Lombardi «il papa stesso sarà coinvolto nelle riflessioni».

I tempi dettati da Ratzinger «senza consultare i cardinali» (così assicura il portavoce) sono precisi. Ha scelto di comunicare la rinuncia l'11 febbraio, anniversario delle apparizioni di Lourdes, davanti ai cardinali riuniti in Concistoro per la proclamazione dei nuovi santi e alla vigilia della Quaresima, tempo di penitenza. Seguirà, la settimana prossima, gli esercizi spirituali. Avrà il tempo di salutare i fedeli e i cardinali, e anche di nominare il nuovo presidente dello Ior.

Di fatto, sia pure informali, sono già partiti gli scambi di opinione tra i porporati per orientare il voto. Se il Conclave, come pare, si aprirà a metà marzo (la data più probabile è lunedì 18), Benedetto XVI ha dato un mese ai cardinali per maturare una decisione. «Il calendario ha il suo valore anche se non ci sono giorni di lutto», dice padre Lombardi. Il papa spera che ciò porti a un Conclave breve in modo che il successore si insedi prima di Pasqua.

Il temporaneo ritiro nel palazzo di Castelgandolfo è un segnale che Ratzinger vuole marcare una distanza anche fisica dal Vaticano, un segno della discrezione e del silenzio con cui seguirà questo evento quasi senza precedenti: un Conclave senza che sia morto il papa.

Nella fase di sede vacante hanno un ruolo importante i pochi ecclesiastici di curia il cui incarico non decade, come il camerlengo (il cardinale Bertone) o il decano del Collegio cardinalizio (Sodano). Tra questi c'è anche il prefetto della Casa pontificia, incarico che da dicembre è affidato a monsignor Georg Gaenswein, il segretario di Benedetto XVI. La sua nomina, che colse molti di sorpresa perché a nessun segretario di un pontefice in carica è mai stata assegnata una responsabilità così alta accompagnata dalla dignità di arcivescovo, assume oggi una luce nuova.

Il Papa lascia un collaboratore di cui ha totale fiducia nella fase di avvicinamento al conclave. «Che cosa farà don Georg? Glielo chiederemo - glissa padre Lombardi -. Non credo però che nel futuro Ratzinger avrà bisogno di un vescovo come segretario personale».

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