Dai palestinesi a Carlos, ecco tutte le piste mai esplorate fino in fondo

Il giallo della Fresu, polverizzata dalla bomba. E del corpo rimasto senza nome

Dai palestinesi a Carlos, ecco tutte le piste mai esplorate fino in fondo
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La verità sulla strage di Bologna non convince tutti: troppi i buchi nelle ricostruzioni, colpa di un depistaggio orchestrato forse dai servizi segreti deviati, dalla P2 e dall'eversione nera. Non si tratta di mettere in discussione la matrice eversiva dell'attentato, né di cercare revisionismi à la carte: «La verità giudiziale non sempre coincide con la verità storica - dice al Giornale Walter Biscotti - il compito di un avvocato è quello di abbattere le sentenze con false verità attraverso la via maestra della revisione, prevista dalla legge. E anche per la strage di Bologna prima o poi ci si impegnerà» promette il legale, firmatario assieme a Valerio Cutonilli, Gabriele Paradisi e Gian Paolo Pelizzaro del comitato Tutta un'altra storia di una lettera al presidente del Senato Ignazio La Russa contro «il ruolo del Msi nella stagione stragista» e una sentenza «viziata da distorsioni ideologiche».

Sappiamo che per la bomba esplosa il 2 agosto 1980, una miscela di tritolo e C4 che provocò 85 morti e 200 feriti, sono stati condannati in via definitiva i Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, a cui si è aggiunto lo scorso 1 luglio con sentenza definitiva il terrorista nero Paolo Bellini: l'ex Primula nera di Avanguardia nazionale, ladro di opere d'arte e killer di ndrangheta, è stato identificato alla stazione grazie a un video amatoriale del turista tedesco Harold Polzer.

Cosa non torna? Intanto, i cosiddetti «mandanti»: del sodalizio criminale finanziato con i soldi del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e con la copertura dei servizi segreti deviati, oltre al leader della P2 Licio Gelli, avrebbero fatto parte il potente capo dell'ufficio Affari riservati del Viminale Federico Umberto D'Amato, l'imprenditore Umberto Ortolani e l'allora direttore del Borghese Mario Tedeschi. Tutti indagati, processati e di fatto condannati nonostante fossero deceduti da decenni. «Facile prendersela coi morti, facile dire che l'assenza di prove è essa stessa una prova», ci dice uno dei tanti imputati finiti alla sbarra in questi anni e poi risultato estraneo. A orchestrare il depistaggio sarebbero stati l'ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, l'ex amministratore di condomini in via Gradoli. Mai esplorata fino in fondo la cosiddetta «pista palestinese» e lo strettissimo legame con l'esplosione sui cieli di Ustica del Dc9 Itavia di pochi giorni prima, il 27 giugno. A bordo ci sarebbe stato uranio arricchito destinato a Libia e Pakistan che non poteva arrivare a destinazione. Secondo il libro Ustica&Bologna. Attacco all'Italia del giornalista d'inchiesta Ansa Paolo Cucchiarelli ci sarebbero state due le bombe: una piazzata da questi ragazzini dei Nar su istigazione dei servizi segreti deviati per anticipare la possibile vendetta araba dopo la rottura del Lodo Moro» con l'arresto del dirigente Olp di stanza a Bologna Abu Saleh nell'autunno

del 1979. Un'altra scoppiata per sbaglio, esplosivo destinato alla rete del terrorista venezuelano Ilic Ramirez Sanchez detto «Carlos lo sciacallo» (a destra), detenuto nel carcere francese di Poissy per gli attentati tra il '74 e l'83 che uccisero 13 persone e ne ferirono 225. Carlos invece avrebbe evocato Cia e Mossad e i «colleghi» Thomas Kram (a Bologna il 2 agosto) e Christa Margot Frohlich già nel 2000. La «pista palestinese» è stata definitivamente archiviata nel 2015: «L'Olp non aveva interesse a mettere la bomba», sostiene il Pg Nicola Proto. Poi c'è il carteggio secretato che riguarda «Ustica, i missili Strela e la morte dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo», dicono i legali di Cavallini.

E poi c'è Maria Fresu, la giovane insegnante sarda disintegrata dall'esplosione, mentre è ancora senza identità la giovane donna a cui l'esplosione strappò un lembo di volto. Qualcuno fece sparire la Fresu convinto fosse l'attentatrice? Servirebbe un'analisi del Dna che nessuno vuole fare.

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