Non c'è bisogno di troppa fantasia per interpretare le parole di Massimo D'Alema. Ha detto che il prossimo governo (dà per scontato che sarà guidato da Pier Luigi Bersani) dovrà fare «cose di sinistra». Espressione coniata dal regista Nanni Moretti - che peraltro l'aveva rivolta proprio a lui.
Cosa voglia dire, in termini di policy, «di sinistra» è chiaro. Ci sono i temi di moda. La patrimoniale è in cima alla lista dei desideri dei partiti della sinistra. Bersani fa qualche resistenza, tratta con Vendola, ma alla fine ci sarà perché sul tema nemmeno Monti ha forti preclusioni. Potrebbe passare attraverso una modifica in senso «progressivo» dell'Imu. Magari un gioco a somma zero, dove i soldi fatti risparmiare alle fasce di reddito più basse sono messi a carico di chi dichiara di più. Ma un eventuale Bersani premier potrebbe anche farsi prendere la mano e potrebbe cercare di fare aumentare il gettito Imu per finanziare le tante richieste di spesa che bersaglierebbero un governo con una maggioranza che va da Gianfranco Fini alla sinistra estrema.
D'Alema ha parlato di politiche redistributive. La chiave per capire le politiche «di sinistra» è tutta qui. La concezione di fondo è che la leva fiscale serve, più che a pagare i servizi, a rendere più simili i redditi. Per questo, in nome della giustizia sociale, un governo Bersani difficilmente resisterebbe alla tentazione di cambiare le aliquote delle imposte sui redditi. Magari con una super tassa sui ricchi, versione francese.
Come tradizione, un governo di sinistra cambierà la legge sulle pensioni. Lo fece persino l'ultimo esecutivo di Romano Prodi, che era meno «di sinistra» di un eventuale governo dove Pd e Sel sono la maggioranza e i centristi di Monti il sostegno in una sola delle due Camere. C'è la vicenda degli esodati, che un governo Bersani potrebbe decidere di chiudere radicalmente. Poi ci sono le modifiche alla legge Fornero sul Lavoro. Attenzione, non cambiamenti per ammorbidire le rigidità introdotte dalla riforma, che hanno creato in sei mesi la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. La sinistra potrebbe, semmai cambiare le modifiche all'articolo 18. Bersani non vorrebbe. Ma è inevitabile che il tema finisca, prima o poi, in uno dei tanti tavoli di trattativa con la maggioranza di un eventuale governo Bersani.
Sui rapporti con i sindacati, poi, non c'è partita. Fare cose di sinistra significa favorire la Cgil e fare passare quello che nemmeno i governi D'Alema e Prodi sono riusciti a fare, cioè la legge sulla rappresentanza. Magari seguendo le indicazioni della Fiom.
Cioè introdurre l'obbligo di una maggioranza qualificata per rendere validi ed esigibili gli accordi aziendali. Una misura ritagliata su misura (certamente non a favore) della Fiat, che sarebbe costretta ad andare a patti con i metalmeccanici della Fiom.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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