La direttiva anti ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione arriverà in tempo. Entro il 15 novembre - ha annunciato ieri il ministro per gli Affari Europei, Enzo Moavero, parlando con gli eurodeputati italiani - il governo varerà il decreto legislativo con il quale recepire e, quindi, dare attuazione alla direttiva Ue sui ritardi dei pagamenti. Sarà lo stesso Moavero a presentare il provvedimento d'intesa con i ministri dell'Economia, Vittorio Grilli, dello Sviluppo, Corrado Passera, e della Giustizia, Paola Severino.
La direttiva europea fissa a 30 giorni, con deroghe fino a 60, i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra Stato, privati, ma anche quelli tra le aziende. E prevede il pagamento di interessi di mora (intorno al 7%) per i debitori, pubblici e privati, che non rispettano la scadenza.
Sarà recepita attraverso un decreto legge «leggero», dedicato solo a questa misura, che è molto attesa dal mondo delle imprese. Comunque in anticipo di quattro mesi, sottolineavano fonti governative, visto che per adottare le regole europee ci sarebbe tempo fino al marzo 2013. Il termine di novembre era previsto da una precedente delega, superarlo significherebbe dovere ricorrere a un disegno di legge, che ha tempi più lunghi. Per lo stesso motivo il nuovo regime sui pagamenti non è stato inserito nella legge di stabilità che è un disegno di legge.
In ogni caso la direttiva risolve solo parte del problema. Dà garanzie alle imprese sul futuro (o quantomeno un'arma in più per esigere che la pubblica amministrazione faccia il suo dovere), ma non sana il passato. Proprio ieri da Confindustria è arrivata una stima dei crediti che le aziende vantano nei confronti dello stato che va oltre i 90 miliardi dei quali si è parlato fino a ora. «Lo stock di debiti commerciali sembra aver raggiunto la spaventosa cifra di 100 miliardi di euro», ha spiegato il presidente della piccola industria di confindustria, Vincenzo Boccia.
Viale dell'Astronomia, nonostante le rassicurazioni del governo (prima di quelle di Moavero ci sono state, nei giorni scorsi, quelle di Passera) sulla direttiva europea non abbassa la guardia: «Va recepita, integralmente e senza rinvii. Ci aspettiamo, dunque, che il governo dia seguito quanto prima all'impegno assunto in tal senso».
C'è attesa, da parte delle aziende, che sperano ancora nella liquidità dei crediti accumulati. «Immaginiamo - osserva Boccia - cosa potremmo fare se, di colpo, tutti noi ricevessimo dallo Stato quanto ci spetta. Quanto spetta alle imprese per i beni che hanno prodotto. Quanto spetta alle imprese per i servizi che hanno erogato. Quanto spetta alle imprese per il lavoro che hanno fatto ma che non è stato mai pagato».
Ancora da definire i dettagli del decreto. Ad esempio per quanto riguarda le deroghe. I trenta giorni varranno per lo Stato e tutti gli altri enti pubblici. La deroga che allunga fino a due mesi il termine dovrebbe riguardare le aziende sanitarie, gli ospedali le imprese, nel caso di pagamento tra privati, che lo prevedano espressamente nei contratti.
Il pressing per il recepimento in anticipo della direttiva europea recentemente era arrivato anche dalla stessa Commissione europea. Il vicepresidente Antonio Tajani, nei giorni scorsi aveva lanciato in Italia una campagna di sensibilizzazione sul tema. «Si tratta - ha ricordato Tajani - di liberare nella sola Italia, maglia nera europea, 90 miliardi di euro che potrebbero rappresentare la fine della recessione».
Tajani ha anche auspicato un cambiamento di passo sulle regole di contabilità. Al momento è infatti possibile per le amministrazioni mettere a bilancio i debiti solamente al momento dell'effettivo pagamento. Di fatto, è un incentivo a non pagare per lo Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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