Più tasse, meno consumi, disoccupazione al galoppo e Pil con il segno meno anche per il prossimo anno. A un giorno dall’approvazione da parte del consiglio dei ministri, arrivano i dettagli dell’aggiornamento al Def. Nessuna buona notizia, se non nella promessa di qualche miglioramento appena percepibile nel 2013 e un po’ più consistente nel 2014. Salvo altri aggiornamenti. La peggiore novità riguarda la pressione fiscale che farà un balzo di quasi tre punti percentuali in due anni. Nel 2012 salirà al 44,7 per cento dal 42,5% del 2011, mentre l’anno prossimo crescerà fino al 45,3%. In leggera flessione, promette il documento di economia e finanza del governo, negli anni successivi: 44,8% nel 2014 e al 44,6% nel 2015.
Confermato il balzo della disoccupazione che nei giorni scorsi aveva segnalato il Cnel. Quest’anno si attesterà sul 10,8%, per poi aumentare all’11,4% nel 2013. Effetto dell’aumento del «tasso di partecipazione» al lavoro. In sintesi: più persone cercano un’occupazione e per le statistiche sono disoccupati in più. In linea con questo scenario, il dato sui consumi delle famiglie italiane. Nel 2011 erano aumentati dello 0,2%. Quest’anno anche questa breve parentesi sarà cancellata da un crollo del 3,3%. Segno meno anche nel 2013, con un calo più contenuto: lo 0,5%.
Confermati i dati sul Pil, con il meno 2,4% di quest’anno. Nel Def si fa cenno anche alla tesi del premier Mario Monti, che si è detto ottimista sul futuro dell’economia. Nel primo trimestre del 2013, secondo il documento, già nel primo trimestre l’economia dovrebbe tornare a crescere, anche se di poco. La riduzione dello 0,2% è «principalmente per l’effetto di trascinamento del calo registrato l’anno precedente».
Il Def fa anche i conti con lo spread. Un anno di picchi nel differenziale tra i rendimenti dei Bund tedeschi e dei titoli di stato italiani ci costerà otto miliardi in più rispetto all’anno precedente (in tutto la spesa è di 86,1 miliardi). Nel 2013 la spesa salirà di 3,1 miliardi, collocandosi a 89,2 miliardi.
Nel 2015 la spesa per il debito supererà la soglia dei 100 miliardi attestandosi a quota 105,394 miliardi di euro. Una crescita consistente, e certa, della spesa a fronte di un aumento del Pil debole e, per il momento, molto teorico.
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