Se certo è inossidabile la sacrosanta verità andreottiana che «il potere logora chi non ce l'ha», è altrettanto vero che non averne, in taluni casi, può portare a violenti raptus di follia.
Un caso di studio è sicuramente quello del paziente Mario Mauro. Ore 9,41, ieri mattina. Complice forse qualche caffè di troppo, l'ex ministro della Difesa nel governo Letta, in diretta ad Agorà su Rai3, esprime, con nonchalance, un concetto semplice e cristallino.
«Lei si ritiene un estremista moderato?», chiede gentilmente il conduttore Gerardo Greco al senatore dei Popolari per l'Italia. Che altrettanto pacatamente risponde: «Io la devo ringraziare per questa opportunità che mi dà di dimostrare il mio estremismo questa mattina». «Siamo qui per questo», ribatte educatamente Greco. «Vorrei, infatti, mandare a fare in c... tutti quelli che ce l'hanno con l'Europa che sento blaterare cose oscene». Risate e mormorii in studio. «Bene lei ci ha stupito, forse per la prima volta», replica Greco.
«È una controfigura», dicono gli ospiti. Ma l'ex ministro continua: «Vorrei anche dire qualcosa però che giustifichi quello che dico». «Vada su questa strada», esorta Greco.
E qui si comprende appieno la ragione che ha fatto gonfiare la vena a Mauro. «Chiedo umilmente perdono però la riflessione, per altri aspetti veramente profonda, che ha fatto Moni Ovadia (anche lui in collegamento esterno, ndr) mi ha ispirato in questo senso». Ma poteva dirlo subito caro Mauro. Trattandosi delle affermazioni anti europeiste del drammaturgo candidato alle Europee con la lista Tsipras, l'embolo può partire a chiunque.
Mauro, infatti, prosegue: «Oggi che ci avviciniamo al referendum sull'Europa dovremmo capire cosa vuol dire la sfida dell'Europa. Dire che Italia e Grecia sono nelle stesse condizioni è una falsità inimmaginabile, perché l'Italia è un colosso. Il suo crollo avrebbe significato la fine di tutta l'economia europea, visto che ne rappresentiamo quasi il 19 per cento. Chi può dire che la ricetta di Tsipras avrebbe salvato la Grecia? Antonis Samaras ha rimesso il Paese in carreggiata e lo ha aiutato a venire fuori dal guado. Il resto sono balle».
Chiaro. Anche se una simile reazione non è attribuibile solo alle sparate di Ovadia. Il ciellino, solitamente calmo e composto (è riuscito a farlo imbestialire solo Vauro Senesi a Servizio Pubblico sulla questione degli F-35) non è avvezzo a queste uscite.
La ragione di questo scatto d'ira è dovuto allo schiaffo ricevuto da Renzi, non riconfermandolo al governo. Il pugliese ex vicepresidente del Parlamento europeo era entrato nel governo Letta in quota Scelta Civica. Poi il centrino si è spezzato e nel novembre 2013 ha lasciato i montiani per presentare Popolari per l'Italia. Mauro, dunque, non è riuscito a conservare la sua poltrona.
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